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Il grande vecchio delle banlieu

C’è un grande vecchio nascosto dietro la rivolta delle banlieu. Ha i capelli bianchi, l’aria mite e gli occhiali spessi da miope. Aimé Cesaire era già anziano nel Sessantotto e aveva superato la frontiera dei novant’anni senza nessuno che lo conoscesse tranne qualcuno dei suoi, andando a volte a memoria. Ma proprio quando il suo tempo sembrava scaduto si è trovato a passare per caso dalle periferie parigine e la sua strada è cambiata all’improvviso. Aimé è un poeta surrealista della Martinica, negli anni Quaranta era uno dei padri della «negritudine» e una testa calda in proprio, in pace con se stesso ma sempre in guerra con il mondo. Voleva liberare la sua isola dal colonialismo francese, arrivò ad essere candidato al Nobel per la pace. Solo dopo, suo malgrado, è diventato un eroe per i giovani parigini. Quando si è rifiutato di incontrare il ministro degli Interni francese Nicolas Sarkozy: aveva appena difeso la legge che attribuisce alla colonizzazione francese un ruolo storicamente positivo. Proprio quel rifiuto ha costretto Sarkozy a rinunciare al suo viaggio alle Antille. E le periferie sono esplose di entusiasmo. Perché Cesaire, ieri come oggi, non ha mai smesso di denunciare il razzismo che ancora discrimina i francesi di pelle nera. La sua è un’età strana, dove tutti hanno tante storie da raccontare e pochi voglia di ascoltarle. Credere a quella di un poeta di 92 anni che scatena una rivoluzione sarebbe surreale.

Come una poesia di Cesaire.

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