Grandi sale monografiche e il «Quarto Stato» per tutti

La sala più intrigante sarà certamente quella che sovrasta l’ultimo piano della torre dedicata al fondatore dello Spazialismo Lucio Fontana. Del resto proprio il grande «Neon» del maestro dei «tagli», un’opera luminosa del 1951 lunga ben 100 metri, è stata una delle tre idee che hanno permesso al team Rota-Fornasari di aggiudicarsi l’appalto del progetto. Le altre due sono state il collegamento tra Arengario e Palazzo Reale e «Il quarto Stato» di Pellizza ben in vista nella torre di vetro. La stanza di Fontana è stata progettata come un’opera ambientale che, oltre al Neon, consta di un’altra opera «inedita» dell’artista, un soffitto realizzato nel ’56 per un albergo all’Isola dell’Elba e riacquistato dallo Stato. L’enorme pannello, che già comprende l’idea dei «tagli» - qui dipinti con i colori del mare - fa da spartiaque ad una sala soppalcata che raccoglie la collezione dei famosi «Concetti spaziali». La stanza si completa con un grande trittico di rame concesso dalla collezione Fontana. Finalmente il giusto spazio a un grande «milanese» che ha fatto la storia.
Il resto del museo prevede sale «monografiche che, a partire dal primo piano con la sezione dedicata a Boccioni, prosegue con l’arte degli anni Venti e Trenta, tra Novecento e astrattismo con monografie di De Chirico, Morandi, Martini e Melotti. Degno risalto verrà dato ai maggiori capolavori come «La Convalescente» di Arturo Martini, la «Cariatide» e la «Malinconia» di Mario Sironi, «La Femme nue» di Picasso. Al terzo piano è invece situata una sala dedicata a Burri e alle opere informali dei maggiori autori italiani, da Vedova a Capogrossi, da Novelli a Tancredi ad Accardi. L’ultima sezione, nei 1.500 metri quadri della manica lunga, è dedicata agli anni Sessanta e agli archivi della Fondazione Gian Ferrari. Ad introdurre l’Arte cinetica e Programmata, verrà allestita la scultura di Bruno Munari «Acona Bicombi», mentre nelle sale centrali troveranno spazio le opere del «Gruppo T»,i dipinti dell’arte pop italiana e la Pittura Analitica.

La sezione finale sarà dedicata all’Arte Povera, introdotta sdalla «Rosa nera» di Jannis Kounellis (alla fine di ogni sezione un’opera importante introduce la successiva). Una corrente prevalentemente torinese ma che ebbe nel milanese Luciano Fabro uno degli artefici più significativi e mai adeguatamente celebrato negli spazi espositivi della nostra città.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica