Gravina, i pm: "Pappalardi resti in cella"

Il padre dei piccoli Francesco e Salvatore deve restare in carcere. E' il parere - non vincolante - dei pm: "Ha avuto un ruolo nella caduta". Il gip: "In questo momento non c'è fretta di decidere". Decisione attesa tra mercoledì e giovedì

Gravina, i pm: "Pappalardi resti in cella"

Bari - La procura della Repubblica di Bari ha espresso parere negativo sulla scarcerazione di Filippo Pappalardi, il padre dei piccoli Francesco e Salvatore, i cui corpi sono stati ritrovati dopo 20 mesi in una cisterna a Gravina in Puglia. È quanto si apprende da fonti vicine all’ufficio della procura, che ha depositato intorno alle 13.30 nell’ufficio del gip, Giulia Romanazzi, il parere del pm, che non è però vincolante per la decisione del gip. Lo stesso gip ha dichiarato: "La situazione è molto complessa, ma in questo momento non c’è fretta di decidere, bisogna fare le cose con calma, mi prenderò il tempo necessario per valutare bene le carte". La decisione è attesa tra mercoledì e giovedì prossimo.

Il ruolo del padre Nel parere contrario alla scarcerazione di Filippo Pappalardi, la procura di Bari scrive che non si può escludere che Filippo Pappalardi abbia avuto un ruolo nella "precipitazione" dei fratellini nella cisterna. Per questo motivo i magistrati inquirenti confermano l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti dell’uomo. "Ogni presunta deduzione circa la sopravvivenza dei bambini dopo la caduta, e i movimenti di uno o di entrambi all’interno della cisterna, non aiuta certamente - scrivono i magistrati inquirenti - ad affermare di per sè che la condotta del Pappalardi non abbia avuto alcuna incidenza causale sulla tragica precipitazione dei fratellini". Questo il passaggio completo di uno stralcio del parere contrario alla scarcerazione che la procura ha trasmesso al gip: "In assenza di ogni altro dato oggettivamente serio o di provenienza scientifica, cioè rinveniente dagli approfondimenti in corso di polizia scientifica e da quelli medico legali, di cui nulla si conosce ad oggi per la brevità dei tempi, ogni presunta deduzione circa la sopravvivenza dei bambini dopo la caduta, e i movimenti di uno o di entrambi all’interno della cisterna, non aiuta certamente ad affermare di per sé che la condotta del Pappalardi non abbia avuto alcuna incidenza causale sulla tragica precipitazione dei fratellini". Il parere espresso dal procuratore, Emilio Marzano, e dal pm Antonino Lupo, è contenuto in un documento di tre pagine.

Colpevole Nel dare il proprio parere contrario alla scarcerazione di Filippo Pappalardi, la procura ha ribadito la validità del proprio impianto accusatorio e l’accusa di duplice omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e dai futili motivi. Secondo il ragionamento degli inquirenti, Pappalardi, tra le altre cose, non ha ancora chiarito cosa ha fatto nelle due ore di buco seguite alla scomparsa dei suoi figli e ha detto una serie di bugie. I pm, Emilio Marzano e Antonino Lupo, hanno ribadito nel lungo e motivato parere inoltrato al gip, che spetta ora a Pappalardi chiarire la propria posizione su quanto accadde la sera del 5 giugno 2006, quando l’uomo (alle 21.30) prelevò - come afferma il testimone - i figli da piazza delle Quattro Fontane. Sulle discordanze contestagli sui movimenti di quella sera - ragionano gli inquirenti - il padre ha continuato a dire non ricordo, mentre ricorda benissimo particolari irrilevanti.

Il significato, poi, dei colloqui intercettati - secondo fonti della procura - non è stato neppure scalfito dal ritrovamento dei cadaveri dei due fratellini, sulla causa della morte dei quali si attende l’esito degli accertamenti medico-legali. La procura avrebbe inoltre deciso di chiedere al gip un incidente probatorio per raccogliere, nel contraddittorio delle parti e davanti ad un giudice, la testimonianza del supertestimone.

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