Stefano Zurlo
da Milano
Il primo segnale arriva di buon mattino dal sottosegretario Luigi Vitali: «Credo che sulla grazia ad Adriano Sofri un ripensamento del ministro Castelli sia possibile». In serata, il Guardasigilli conferma: «Sto riesaminando il caso alla luce del fatto nuovo». Ovvero, il malore che ha colpito l’ex leader di Lotta continua nella notte fra venerdì e sabato. «Non sono cambiate le mie opinioni - dice Roberto Castelli -, ma i fatti».
I fatti dicono che le dispute politiche ora restano sullo sfondo. In primo piano c’è il dramma di un uomo che è arrivato ad un passo dalla morte e ora sta faticosamente uscendo dall’emergenza. È con questa situazione che bisogna fare i conti: con la rottura improvvisa dell’esofago, anzi, come ha anticipato il Giornale lunedì, con la sindrome di Boerhaave, così chiamata perché diagnosticata per la prima volta nel 1704 dal medico olandese Hermann Boerhaave. Dunque, Castelli potrebbe mettere fra parentesi le sue granitiche convinzioni e togliere il veto che ha impedito fino ad ora al presidente Carlo Azeglio Ciampi di concedere la grazia a Ovidio Bompressi e, in prospettiva, a Sofri.
Le condizioni di salute del malato vengono definite «stazionarie», ma ora dall’ospedale Santa Chiara di Pisa filtra un raggio di ottimismo. «Ci vorranno complessivamente due settimane per essere tranquilli», dichiara il direttore generale del’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, Enrico Desideri. Certo, Sofri è sempre sotto l’effetto di sedativi ed è collegato al ventilatore polmonare, ma il tempo gioca a suo favore. E la spia che le cose procedono per il verso giusto è la temperatura corporea: il grande nemico, la febbre, è rimasto lontano dal letto del Santa Chiara.
Sofri è stato salvato dalla prontezza di riflessi di chi l’ha soccorso alle due di notte, nella sua cella al Don Bosco di Pisa. E deve ringraziare Mauro Rossi, uno dei più noti specialisti italiani di chirurgia dell’esofago, che l’ha operato all’alba di sabato insieme a Massimo Seccia, altra autorità in materia.
I medici hanno fatto la loro parte, affiancati dal magistrato di sorveglianza che ha disposto la sospensione della pena per sei mesi. Ora tocca ai politici: Castelli potrebbe spedire al Quirinale le carte del dossier Sofri e disinnescare il braccio di ferro con il presidente della Repubblica, arrivato fino alla Corte costituzionale.
Del resto anche a destra il precipitare della situazione ha suscitato riflessioni impensabili solo una settimana fa. Fra tutte quella di Alfredo Mantovano, An, sottosegretario all’Interno: «La guerra è finita. Facciamo presto: Adriano Sofri deve uscire dal carcere. Mi rivolgo al ministro della Giustizia perché inoltri la pratica al Quirinale». Ora con Mantovano si schiera il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno: «Per quanto riguarda la concessione della grazia ad Adriano Sofri, credo che abbia ragione Mantovano sottolineando che, di fronte a questo contesto e a una situazione che ormai appartiene alla storia, si può fare un gesto di superamento».
Una mossa che potrebbe arrivare da Castelli.
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