Grecia, rendimenti alle stelle Ma attenzione al rischio crac

In caso di ristrutturazione del debito, i bond di Atene potrebbero essere svalutati fino al 50%. Ecco le alternative per battere i Bot

Grecia, rendimenti alle stelle  
Ma attenzione al rischio crac

Ennio Montagnani

Le indiscrezioni circa un’imminente ristrutturazione del debito greco, peraltro seccamente smentite dal governo di Atene che ha chiesto alla magistratura di indagare, hanno fatto balzare al massimo storico, dall’introduzione dell’euro, il rendimento dei titoli di Stato ellenici. Il decennale greco offre attualmente un rendimento annuo lordo del 14,5%, mentre i titoli con scadenza compresa tra il 2012 e il 2014 hanno sfondato quota 20 per cento. Valori stellari che fanno tornare alla memoria quelli dei Bot italiani degli anni Ottanta.
Ma attenzione, prima di pensare di aver individuato il nuovo Eldorado della finanza (soprattutto in una fase come questa in cui i tassi dei Bot annuali viaggiano intorno al 2% lordo), è bene che l’investitore ricordi che cosa è successo con i bond argentini. Anche allora, a cavallo tra il 2000 e il 2001, furono molti gli italiani che, ingolositi dagli alti rendimenti offerti da Buenos Aires, sottoscrissero a piene mani i cosiddetti «Tango-bond». Per poi restare intrappolati per anni nella successiva ristrutturazione del debito del Paese sudamericano.
Nel caso delle Grecia è vero che l’Unione europea ha forti interessi per evitarne la ristrutturazione ma per gli analisti non si può escludere che ciò avvenga, visto che il debito ellenico appare ormai insostenibile. Resta il fatto che il rischio di default di Atene (cioè il pericolo che lo Stato greco non sia in grado di pagare gli interessi e, successivamente, di restituire il capitale nominale dei titoli di debito emessi) si è ulteriormente impennato. Il Credit default swap (Cds) sulla Grecia, il contratto derivato che misura il rischio di credito, ha superato quota 1.331 punti: in pratica significa oltre il 50% di probabilità di un default della Grecia nei prossimi cinque anni.
Ma c’è di più. Secondo gli analisti più avvertiti, se la ristrutturazione fosse messa in pratica, i bond greci potrebbero essere svalutati a 50 centesimi (cioè la metà rispetto ai 100 centesimi del valore nominale e molto meno dei 75 centesimi a cui li hanno svalutati le banche europee nei bilanci 2010).
Per tutte queste ragioni, i gestori sconsigliano ai piccoli risparmiatori di investire oggi in titoli greci e, sulla scia di questo ragionamento, anche in quelli portoghesi e irlandesi. Meglio, insomma, puntare su altre soluzioni per sperare di superare il rendimento dei Bot, sapendo di accettare un po’ di rischio in più ma comunque molto meno di quanto potrebbe accadere con i titoli ellenici.
Una soluzione sono le obbligazioni high yield, cioè i titoli obbligazionari di società con un merito di credito al di sotto del livello investment grade (cioè con rating inferiore al livello «BBB») o senza rating. I gestori specializzati in bond high yield quest’anno ipotizzano rendimenti tra il 7 e l’8%: il consiglio è di evitare le singole emissioni, e di affidarsi o a un fondo o a un Etf high yield che consente di investire in questa categoria di obbligazioni con piccole somme e un’ampia diversificazione di portafoglio. Nel caso l’economia mondiale tornasse in profonda recessione, l’investitore che ha puntato su questi prodotti potrebbe però subire perdite fino al 15% nei prossimi 12 mesi. L’alternativa sono i corporate bond investment grade (con rating dal «BBB» in su). Anche in questo caso è meglio optare per un fondo o un Etf specializzato, con cui è possibile spuntare rendimenti tra il 4% e il 5% annuo. Il rischio, più o meno nello stesso scenario considerato per gli high yield, è di subire una perdita annua tra il 3% e il 5 per cento. Sul mercato esistono poi le obbligazioni convertibili e le azioni delle società ad alto dividendo. Nel primo caso si può spuntare, tramite un fondo specializzato, un rendimento pari al 60%-70% dell’apprezzamento della Borsa mentre, in caso di crollo delle azioni, le perdite sarebbero ridotte del 20%-30%. Nell’ambito delle azioni ad alto dividendo, infine, si partecipa al rialzo della Borsa con, in più, un cuscinetto del 5-6% rappresentato dai dividendi. Tuttavia, se gli indici azionari dovessero innestare una brusca retromarcia non ci sarebbero protezioni.
Anche per questo, prima di investire è sempre consigliabile affidarsi a un bravo specialista.

Come i promotori delle grandi reti, i big del settore sono Mediolanum e Fideuram, che non si limitano a verificare la bontà dei numerosi prodotti disponibili sul mercato, ma confezionano un «portafoglio» su misura rispetto alle esigenze del singolo cliente.

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