Cronaca locale

Grogré, il sarto parla fiorentino

Viviana Persiani

Un omaggio al mondo sartoriale delle vecchia Firenze, ad un'attività che le signore svolgevano nelle antiche abitazioni della città toscana celebrando una tradizione antica; senza distogliere lo sguardo sempre attento rivolto alla sartoria teatrale, dove con arte e dovizia, con velocità e immediatezza, le abili signore dotate di ago e di filo rivoluzionano la scena con costumi sempre all'altezza. Così Marco Zannoni presenta il suo ultimo spettacolo Grogré che, dopo una felice tournée, sbarca questa sera al Teatro di Verdura con una vicenda d'altri tempi.
«Si tratta di un testo da me scritto ed interpretato, seguendo la regia di Angelo Savelli, con il quale ho già toccato parecchie città italiane, e anche straniere».
Per esempio?
«È stata curiosa la tappa turca dove, a parte le prime repliche dove io, non conoscendo il tipo di pubblico, probabilmente non ero molto a mio agio, lo spettacolo ha riscosso un enorme successo. Essendo un lavoro brillante, divertente, direi al limite della comicità, con grande mia sorpresa, mi sono accorto che la lingua non era così vincolante per la comprensione, abbiamo infatti allestito uno spettacolo facendo un grosso lavoro di traduzione. Grazie all'Istituto di Cultura, attraverso uno schermo abbiamo potuto proiettare la versione turca; quindi io ho continuato a recitare in italiano, o meglio, in fiorentino riuscendo del grande intento di farmi comprendere anche da stranieri».
Cos'è Grogré?
«Il grogré, dal francese "gros grain", è un nastro di cotone misto seta che in sartoria era utilizzato per fare orli. Si tratta di un elemento che mi riconduce alla mia infanzia, quando assistevo ai magici lavori sartoriali delle donne fiorentine. Un periodo trascorso, passato, di una Firenze che non c'è più, quella che ricordo con simpatia e affetto, proprio dove è ambientata la storia del mio spettacolo. Due sorelle, Olga e Annelda, vivono una a fianco all'altra nel loro laboratorio di taglio e cucito, una casta vita sconvolta dall'arrivo, nel salottino privato di un giovane di bell'aspetto».


Che tipo di linguaggio ha utilizzato per Grogré?
«Dipingendo una Firenze che non c'è più, con moralismi d'altra epoca, dove si parlava di morte e di parti ancora come se fossero dei misteri o dei tabù, ho fatto uso di un linguaggio desueto, di un fiorentino originale che oggi echeggia solo tra le righe di scrittori e di poeti».
Grogré, Teatro di Verdura, via Senato 14, info 02-76215318, ore 21, ingresso gratuito

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