«Guardi queste foto e pensi alla pagliuzza e alla trave»

Caro senatore Rutelli,
tutto ci saremmo aspettati - dopo il nostro servizio di ieri - tranne che di essere accusati di avere mischiato alle polemiche sulla scuola, per giunta in modo «spregevole», i bambini. Intanto perché anche - appunto - un bambino avrebbe capito, leggendo l’articolo di Antonio Signorini, che i figli non erano né il soggetto né il complemento oggetto. Sono i genitori che scelgono la scuola. E quando questi genitori da una parte accusano il governo di voler distruggere la scuola pubblica e dall’altra mandano i figli alle scuole private, sottolineare l’incoerenza non ci sembra campato per aria.
Ma soprattutto ci pare stupefacente il pulpito da cui viene la predica sull’«uso» dei bambini. Guardi le foto di questa pagina, senatore Rutelli. Siete voi - e per voi intendiamo il variegato schieramento che protesta contro il decreto Gelmini - a portare i bambini in corteo. E con quali cartelli, con quali slogan. Ha un solo difetto, senatore Rutelli, questa pagina: non dispone dell’audio. Altrimenti avremmo sentito che cosa vien fatto urlare a questi piccoli. Ma l’abbiamo ascoltato l’altra sera, ad AnnoZero, e può bastare. Caro senatore, lei conosce bene l’ammonizione evangelica della pagliuzza e della trave. Ci pensi bene: chi è che sta usando in modo «spregevole» i bambini?
Infine. Lei scrive che noi «disprezziamo» chi sta protestando. Questo è un vecchio pregiudizio, senatore; anzi, un pregiudizio vecchio, che è peggio ancora. Lei il nostro Giornale in queste settimane non lo ha letto: altrimenti avrebbe visto che «chi protesta» l’abbiamo fatto anche scrivere (pure oggi, ad esempio); avrebbe letto che abbiamo sempre riconosciuto il diritto al dissenso, e che il decreto Gelmini non è la soluzione a tutti i mali della scuola.

È contro le falsificazioni che aizzano la piazza, che ci schieriamo. Contro la violenza di chi impedisce di far lezione a chi vuol far lezione. E contro quella di chi usa i bambini per gli interessi dei grandi, giusti o sbagliati che siano.

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