Roma - Arriva il nuovo redditometro. Conclusa tra poche settimane la sperimentazione, lo strumento diventerà operativo entro la metà dell’anno. L’annuncio arriva dal direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera, nel corso di un’audizione alla commissione Finanza della Camera. Si entrerà quindi in una nuova fase della lotta all’evasione fiscale, che nel 2011 ha permesso di recuperare 11 miliardi e mezzo frutto di oltre due milioni di controlli, dei quali oltre 700mila su imposte indirette, un milione sulle dichiarazioni dei redditi e 300mila su materia di registro.
Sempre lo scorso anno, secondo i dati forniti dallo stesso Befera, il lavoro su 40 milioni di dichiarazioni dei redditi ha portato a rimborsi per 1,7 miliardi di euro, con una crescita del 60 per cento rispetto all’anno precedente, oltre a 6 miliardi di rimborsi Iva.
Befera ha parzialmente smentito l’intervista al quotidiano Repubblica pubblicata ieri, nella quale aveva annunciato la «grande svolta di primavera», un giro di vite contro gli evasori.
«Stamattina - ha detto seccato Befera - ho letto una pseudointervista, ma non lo era, ho trovato dei virgolettati che qui sconfesso. Mi scuso per quello che è stato scritto. Non è nel mio stile parlare di noti evasori né intervenire su questioni di natura politica. Io faccio il direttore dell’Agenzia, era una chiacchierata che doveva difendere 32mila dipendenti dell’Agenzia e in particolare 8mila dipendenti di Equitalia che per fare il loro dovere oggi vanno in ufficio con la paura. Credo di avere il dovere come capo delle due strutture di difenderli e questo era il senso del discorso che ho fatto a quel giornalista e non c’era nessun attacco di natura politica né di individuazione di evasori».
La difesa dei «suoi» dipendenti, parzialmente fallita su Repubblica, è proseguita ieri durante l’audizione alla Camera. «Si continua a dire che Equitalia fa usura ma, Equitalia non c’entra assolutamente niente con l’usura», ha detto Befera ai commissari di Montecitorio, spiegando in maniera un po’ acrobatica che «le sanzioni applicate per gli evasori vanno dal 30 al 100 per cento della somma evasa, ma non si può parlare di tasso usuraio perché non viene applicato su prestiti». Quello che a Befera non va giù è «il clima di tensione, alimentato da una campagna denigratoria» che peraltro «ha inciso sui risultati dell’attività di riscossione».
Tensione ma non solo. In quel periodo sono aumentate le «iniziative di contestazione degenerate in atti violenza contro il personale» che hanno portato a «demotivazione e paura da parte dei dipendenti». Nonostante questi fattori, assicura Befera, «Equitalia prosegue nel suo lavoro». Sporco, ma qualcuno deve pur farlo. «Nell’emergere della crisi si è tentati di assegnare a Equitalia l’improprio ruolo di ammortizzatore sociale».
La società di riscossione sa bene di prendersela con «soggetti che versano in particolari difficoltà economiche ma c’è anche chi ha fatto tutto per pagare le tasse». In ogni caso, niente pietà. Anzi, sempre maggiore rigore. Possibilmente con qualche forza fresca. Befera infatti ha chiesto una deroga al blocco delle assunzioni per rimpiazzare il personale in uscita, anche perché «lo sforzo che ci viene chiesto non può prescindere dal fattore umano». Nel triennio 2012-14, ha spiegato in numero uno dell’Agenzia delle Entrate, usciranno dall’organigramma circa 1.800 unità, ma l’attuale normativa sul turnover consentirebbe di rimpiazzarne solo il 20 per cento. «Occorre una specifica autorizzazione di legge per assumerne altre 1.440».
Quanto ai blitz di Cortina e di Milano, Befera non vede perché abbiano sollevato tanto scalpore.
«Di questi interventi - spiega nella sua audizione - ne facciamo qualche decina l’anno, la Guardia di finanza ne fa più di noi, e non se ne è mai parlato. L’Agenzia delle entrate non ha la volontà di spettacolarizzazione né è nostra volontà quella di fare interventi nel mucchio. Vogliamo lavorare abbastanza in silenzio». Gli evasori sono abbastanza preoccupati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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