Guerra di mafia in Canada: ucciso Nick, l'erede del clan Rizzuto

Un sicario fulmina a Montreal il figlio di don Vito Rizzuto. Sotto accusa le gang haitiane che stanno sfidando il potere di Cosa Nostra

Lo hanno colpito nel cuore del suo territorio: davanti ad un ristorante italiano, a pochi passi dagli uffici di una azienda di costruzioni controllata dalla sua famiglia. Stava per salire sulla sua Mercedes Slk 320 nera. Era ieri, all'ora di pranzo, il sicario ha agito con tranquillità, senza preoccuparsi dei numerosi testimoni. Nick Rizzuto è crollato a terra, e il suo sangue ha arrossato la neve. Lo hanno portato in ospedale, dove è stato dichiarato morto. E i segnali di una guerra di mafia improvvisa e violenta si sono abbattuti tutti insieme su Montreal e sull'intero Canada.
Nick non era un semplice uomo d'onore. Era il primogenito di Vito Rizzuto, il boss siciliano che dagli anni Settanta regna incontrastato sul crimine organizzato a Montreal. Adesso il vecchio don Vito è in carcere in Colorado, negli Stati Uniti, a scontare una condanna a dieci anni per racket. Nick, 42 anni, era il suo erede diretto, eppure girava tranquillamente, senza scorta, senza gorilla, a riprova di quanto fosse impensabile che a qualcuno venisse in mente di attentare all'incolumità del numero uno della famiglia Rizzuto. Invece è accaduto, e le conseguenze potrebbero essere terribili. «É uno tsunami», commenta Antonio Nicaso, giornalista, il più esperto analista della penetrazione di Cosa Nostra in Canada. «Siamo davanti ad una sfida senza precedenti al clan Rizzuto. Fin dagli anni Settanta i Rizzuto guidano l'attività criminale a Montreal senza che nessuno abbia mai osato sfidare il loro potere».
Solo le prossime puntate aiuteranno forse a capire qualcosa su come una sfida così impensabile sia stata lanciata. La prima pista che i media hanno imboccato è la pista haitiana, una spiegazione che chiama in causa il ruolo crescente della malavita proveniente dal paese caraibico, la nazione più povera di tutte le Americhe. Da Hispaniola negli ultimi anni sono sbarcati in Canada gruppi sempre più consistenti di desperados, che hanno affollato le periferie e creato le loro gang, entrando in rotta di collisione con le altre bande di strada delle banlieu.
Sembravano conflitti destinati a non sfiorare nemmeno il potere granitico della Mafia siciliana, i suoi grandi traffici criminali, i suoi reinvestimenti nella economia pulita. Invece qualcosa di nuovo è accaduto. I Rizzuto si sarebbero schierati al fianco di alcune di queste gang, convinti probabilmente in questo modo di costringere - col peso della loro autorità - tutte le parti in causa a scendere a più miti consigli e a riportare la pace nelle periferie. Invece non è stato così. Ai nuovi gangster venuti da Haiti il potere dei vecchi siciliani non incute soggezione. Ed è partita una serie di attentati contro locali italiani, negozi e ristoranti vissuti sempre sotto il tranquillo ombrello di «The Mob», come in Nordamerica chiamano Cosa Nostra. Uno dei capi delle gang caraibiche è stato incriminato per le bombe ai locali. Ma neanche questo è servito a riportare la calma.
Ora, i testimoni dicono che l'uomo che ha ucciso Nick Rizzuto era un giovane di colore: una descrizione che sembra fatta apposta per indirizzare le indagini verso la pista haitiana. Ma sia Nicaso che Pierre de Champlain, vecchio investigatore della «Mounted» - la polizia reale a cavallo - invitano a stare attenti.

«Il fatto che il sicario fosse un nero non vuol dire nulla», dicono. É possibile, insomma, che anche ad altri il potere dei Rizzuto sembrasse aver fatto il suo tempo, ed eliminare l'erede al trono dando la colpa ai balordi haitiani potrebbe essere sembrata la soluzione più pratica.

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