dal Monte Pora
Sul traguardo vorrebbe lanciare la bicicletta in un fosso, ma si trattiene. Poi gli comunicano che la maglia rosa è evaporata per soli 4: Riccardo Riccò si passa una mano sul volto, con la bocca che schiuma di rabbia, e si lascia andare ad un vaffa che la dice lunga sul suo stato danimo. «Nel finale non sono riuscito a mettere il 53, perché non mi saliva. Ho fatto lultimo chilometro con il 39, avrei spezzato in due la bicicletta. Poi quei 4 dannati, che mi hanno tolto la gioia della maglia rosa. E poi non ho capito cosa hanno fatto alle mie spalle Sella e Pozzovivo: corrono per vincere il Giro o per portare Contador in carrozza a Milano?».
Ne ha per tutti, Riccardo Riccò: veloce di gambe e anche di favella. «Io sono qui per vincere il Giro dItalia, non per difendere il piazzamento. Contador vulnerabile? Certo che lo è, ma solo per il sottoscritto. Io sono lunico che attacca, gli altri si limitano a salire in fila indiana». Ingeneroso, almeno con Danilo Di Luca, grande uomo di giornata, che ieri ha cercato per primo a far saltare il banco, e adesso anche lui è ad una manciata di secondi dalla maglia rosa. «È la risposta a chi diceva che la Lpr (la sua squadra) non era allaltezza della situazione dice labruzzese -. Abbiamo tutti fatto una grandissima corsa, ci siamo mossi da grandissima squadra. Savoldelli? Superlativo. Ermeti? Bravo, bravissimo anche lui. Io? Ho dimostrato che chi ambisce a vincere il Giro dovrà fare i conti anche con il sottoscritto».
In corsa se le sono date di santa ragione, se le sono dette senza esitazione. Sella è sul banco degli imputati. «Non capisco Riccardo. Ognuno fa la sua corsa e noi della Csf facciamo la nostra. Io ho tirato al pari di Pellizotti, Van den Broeck, per risalire posizioni in classifica: perché se la prende solo con noi?». Riccardo Riccò va per la sua strada: che è tutta in salita.
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