Abbattuto il portavoce mascherato di Hamas: colpito il simbolo della propaganda jihadista

Abbattuto il portavoce mascherato di Hamas: colpito il simbolo della propaganda jihadista
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Gaza City, Abu Obeida, portavoce militare delle Brigate Ezzedine al-Qassam e tra le figure più riconoscibili dei terroristi di Hamas, è stato ucciso in un raid aereo israeliano che ha colpito un edificio residenziale nel quartiere Rimal di Gaza City. La conferma è arrivata dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che lo ha definito un “obiettivo di alto valore”. Il premier Benjamin Netanyahu ha aggiunto che la sua eliminazione rappresenta un segnale diretto al movimento terroristico islamista.

Dietro il nome di battaglia Abu Obeida si celava Hudayfa Samir Abdallah al-Kahlout, nato a Gaza nel 1985. La sua prima apparizione pubblica risale al 2006, quando annunciò il rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit. Da allora era diventato la voce ufficiale delle brigate terroristiche di Hamas, presentandosi regolarmente in televisione con il volto coperto da una kefiah per lanciare proclami e minacce. Comportamento a mio avviso da codardo, nascondere il proprio volto per lanciare minacce e proclami terroristico senza avere il coraggio di mostrare il proprio volto e da vigliacchi quali sono i terroristi. La sua immagine era stata trasformata in un simbolo di propaganda e paura: ammirato da una parte del mondo arabo per un carisma costruito ad arte, era considerato da Israele uno dei principali responsabili della strategia del terrore.

Hamas, di cui Obeida era un esponente di vertice, è riconosciuta a livello internazionale come organizzazione terroristica. Lungi dal rappresentare il popolo palestinese, ha utilizzato per anni la popolazione di Gaza come scudo umano, nascondendo arsenali e infrastrutture militari tra le abitazioni civili e trasformando interi quartieri in basi operative. In questo modo i palestinesi comuni sono diventati le vere vittime del conflitto, costretti a vivere nella paura e a subire le conseguenze delle decisioni prese da chi sostiene di agire in loro difesa. Parallelamente, gli israeliani convivono da decenni con razzi, attentati e violenze che hanno reso la vita quotidiana un continuo esercizio di resistenza e timore.

La morte di Abu Obeida rappresenta un passaggio significativo non solo sul piano militare, ma anche su quello simbolico. Ogni perdita di vita resta sempre e comunque dolorosa, anche quando riguarda un uomo che aveva fatto della violenza e della propaganda la propria missione. La sua eliminazione priva Hamas di una delle voci più note e riconoscibili, pur senza bastare da sola a interrompere l’odio che alimenta il conflitto.


Resta, più che mai, l’urgenza di una pace giusta e duratura. Il popolo palestinese ha diritto a vivere libero, senza essere ostaggio delle milizie terroristi ed estremiste che parlano a suo nome.

Allo stesso modo Israele deve poter vivere in piena serenità, senza la minaccia costante di gruppi armati che puntano alla sua distruzione. Solo abbandonando la via del terrore e riconoscendo i diritti di entrambi i popoli sarà possibile aprire la strada a un futuro diverso, fatto di libertà e sicurezza reciproca.

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