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"Accordo entro una settimana o entreremo a Rafah". L'ultimatum di Israele ad Hamas

Secondo le ultime indiscrezioni Israele avrebbe concesso ad Hamas una settimana di tempo per decidere se accettare l'accordo sugli ostaggi. In caso di fumata nera Tel Aviv lancerà l'offensiva su Rafah

"Accordo entro una settimana o entreremo a Rafah": l'ultimatum di Israele ad Hamas

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"Accordo entro una settimana o entreremo a Rafah": l'ultimatum di Israele ad Hamas

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Un ultimatum di una settimana. Israele lascerà ad Hamas altri sette giorni di tempo per accettare l'accordo per il cessate il fuoco proposto nelle scorse ore. In caso di rifiuto, le Forze di difesa israeliane (Idf) avvieranno la loro operazione militare a Rafah, nel sud dell'enclave palestinese. È questo lo scenario che starebbe prendendo forma in Medio Oriente secondo quanto riferito alla stampa statunitense da anonime fonti egiziane. L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) ha dichiarato che, nel caso in cui Israele effettuasse l'attacco, ci sarebbero centinaia di migliaia le vite umane a rischio. La città è diventata uno snodo focale per l’invio di aiuti umanitari nella regione, e soprattutto ospita centinaia di migliaia di sfollati palestinesi.

L'ultimatum di Israele

Il tempo scorre e la pressione, adesso, è tutta su Hamas. Il gruppo filo palestinese deve al più presto sciogliere le riserve o, in caso contrario, fare i conti con un'offensiva che si preannuncia terribile. Il Wall Street Journal, primo quotidiano a lanciare questa indiscrezione, ha scritto che l'Egitto ha lavorato con Tel Aviv sulla nuova proposta di cessate il fuoco presentata ad Hamas. La leadership politica dell'organizzazione avrebbe dovuto consultarsi con quella militare a Gaza e tornare con una risposta.

Yahya Sinwar, il leader militare di Hamas a Gaza che si ritiene sia nascosto nei tunnel, non ha ancora risposto. D'altra parte gli egiziani hanno invitato i negoziatori di Hamas a tornare al Cairo nei prossimi giorni, ed Hamas ieri ha diffuso una dichiarazione in cui ha detto che il suo team negoziale tornerà presto al Cairo.

In una dichiarazione lo stesso gruppo ha affermato che il suo capo politico, Ismail Haniyeh, è tornato in Qatar dopo la sua visita in Turchia. Durante la sua missione nel Paese anatolico Haniyeh ha incontrato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e altri funzionari di Ankara tra cui il ministro degli Esteri, Hakan Fidan.

Diplomazia a rilento

I negoziati, dunque, procedono ma a rilento. E Israele ha dato la sensazione di non voler più aspettare. Nel frattempo un alto funzionario di Hamas ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di boicottare qualunque prospettiva di tregua continuando a parlare di un'operazione di terra contro Rafah. Hamas sta discutendo il da farsi all'interno della propria leadership e con i gruppi alleati, ha detto Hossam Badran all'Afp, ma ha avvertito che le dichiarazioni di Netanyahu sono state pensate per "contrastare ogni possibilità di concludere un accordo".

I mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno proposto un accordo che porrebbe fine ai combattimenti per 40 giorni e scambierebbe ostaggi israeliani con potenzialmente migliaia di prigionieri palestinesi. L'esito dei negoziati indiretti è rimasto altamente incerto, con avanti e indietro sul numero di ostaggi che potrebbero essere rilasciati e profonde differenze sulla portata di qualsiasi accordo.

Badran ha ribadito che l'obiettivo di Hamas resta un cessate il fuoco duraturo e "un ritiro completo e globale delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza". Questo obiettivo è in contrasto con la posizione dichiarata di Netanyahu, che ha promesso che l'esercito continuerà a combattere Hamas, anche a Rafah. Ma dopo mesi di negoziati a corrente alternata Haniyeh ha detto giovedì che il gruppo "presto" invierà una delegazione in Egitto con l'obiettivo di un accordo che "soddisfa le richieste del nostro popolo".

L'ultimatum di Israele potrebbe cambiare tutte le carte in tavola.

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