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"Parlavano inglese...": l'ombra di agenti stranieri dietro lo scontro tra Thailandia e Cambogia

L’esercito thailandese sospetta che operatori stranieri guidino i droni suicidi usati dalla Cambogia nei recenti scontri di confine, alimentando nuove tensioni e accuse incrociate tra i due Paesi

"Parlavano inglese...": l'ombra di agenti stranieri dietro lo scontro tra Thailandia e Cambogia
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I droni suicidi utilizzati dalla Cambogia lungo il confine con la Thailandia non sarebbero stati controllati da soldati cambogiani ma da operatori stranieri che parlavano inglese. È questa la clamorosa indiscrezione rilanciata dall'esercito thailandese e rilanciata dai media di Bangkok. Il Second Army Area, la componente militare responsabile della Thailandia nord-orientale, ha parlato di intercettazioni radio "in lingua inglese" durante gli attacchi e ha notato una sospetta abilità con cui i droni FPV (First Person View, pilotati in tempo reale) si sono mossi per colpire postazioni thailandesi. Ecco che cosa è emerso.

L'ombra di agenti stranieri

Secondo quanto riportato dal Bangkok Post, le unità thailandesi ritengono che ogni drone suicida usato dalla Cambogia fosse dotato di un proiettile da mortaio da 82 mm, rilasciato vicino o all'interno di bunker, con l'intento di causare feriti tra i soldati thailandesi. Le forze di Bangkok avrebbero poi osservato gruppi di motociclisti che si allontanavano verso l'interno della Cambogia subito dopo gli attacchi. Questo particolare ha rinforzato i sospetti di una presenza di operatori non cambogiani sul terreno. Tali avvistamenti sono avvenuti nella zona di Chong An Ma, nella provincia di Ubon Ratchathani.

All'inizio di quest'anno, sui social media locali circolavano voci secondo cui stranieri, forse russi, avrebbero contribuito allo sforzo bellico cambogiano. A quanto pare, la notizia era stata innescata da una fotografia che mostrava due uomini alti e robusti in uniforme militare insieme a un gruppo di soldati cambogiani. Il generale Nattaphon Narkphanit, all'epoca viceministro della Difesa, ha affermato che un'indagine iniziale aveva dimostrato che i due erano sottufficiali cambogiani. Non solo: l'esercito thailandese non aveva trovato prove di comunicazioni in lingua russa durante le operazioni militari cambogiane, con le indagini ancora in corso.

Le accuse incrociate tra Thailandia e Cambogia

Questa accusa si inserisce, in ogni caso, in un più ampio quadro di violenti scontri al confine tra Thailandia e Cambogia che sono riemersi negli ultimi giorni, nonostante un fragile cessate il fuoco negoziato nei mesi scorsi. Le forze thailandesi hanno intensificato gli sforzi per distruggere basi di droni e altre installazioni, incluse raffiche di attacchi mirati a quello che viene definito un "centro di comando dei droni" nelle aree di confine.

Nel frattempo, il Ministero della Difesa cambogiano ha bollato come completamente infondate le accuse di usare mercenari stranieri per pilotare droni suicidi, definendole una campagna di disinformazione pensata per giustificare la prosecuzione di attacchi più pesanti e per deviare l’attenzione internazionale dalle violazioni del diritto internazionale attribuite alle forze cambogiane. Bangkok ha anche respinto altri attacchi di propaganda, compresi materiali presumibilmente generati con l’intelligenza artificiale che mostrano bombe inesplose vicino a ospedali o scuole, invitando il pubblico a esercitare giudizio critico sulle notizie che circolano online.

Le autorità militari thailandesi hanno risposto intensificando le operazioni difensive, adottando contromisure antidrone come reti protettive attorno ai bunker e colpendo obiettivi strategici identificati nei pressi della linea di demarcazione contesa.

La crisi continua a mettere alla prova la stabilità regionale e gli sforzi diplomatici, mentre la tensione tra Bangkok e Phnom Penh resta alta e il rischio di un conflitto su larga scala non può essere escluso finché persistono le ostilità e le accuse reciproche.

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