Guerra in Ucraina

Blitz, raid e attentati: il commando segreto che combatte Putin

Dietro al sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ci sarebbe un commando misterioso che però non risponderebbe direttamente al governo ucraino. Quei dubbi su Zelensky e il rischio di un'escalation militare

Blitz, raid e attentati: il commando segreto che combatte Putin
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Una rete di combattenti ombra accomunati dall'odio nei confronti di Vladimir Putin. Un gruppo di persone, o forse sarebbe meglio dire un commando, formato da membri misteriosi capaci di portare a termine operazioni clamorose alla luce del sole. Nella guerra in Ucraina è emerso un nuovo protagonista: un attore che sembrerebbe non rispondere ad alcun copione, ma le cui azioni rischiano di alimentare pericolose escalation militari.

Il commando che agisce nell'ombra

Ad accentere i riflettori sul già rinominato commando ombra è stato il New York Times. Il quotidiano statunitense ha messo sul tavolo notizie confermate dall'intelligence statunitense secondo le quali, dietro al sabotaggio che ha danneggiato i gasdotti Nord Stream, lo scorso 25 settembre, ci sarebbe un gruppo di persone che non risponderebbe né al governo russo né a quello ucraino. Potrebbe essere formato da ucraini e russi, ma in ogni caso si tratterebbe di un gruppo filoucraino. Di più non è dato sapere, almeno per il momento.

Nel caso in cui la notizia dovesse essere confermata, allora vorrebbe dire che esisterebbe un'entità autonoma pronta ad effettuare blitz e attentati clamorosi. Le rivelazioni diffuse dai media statunitensi non permettono di capire con certezza chi ci sia dietro a questo ipotetico commando né da chi sia finanziato. Non sono fin qui emersi elementi che lo collegherebbero direttamente agli alti comandi di Volodymyr Zelensky, ma il legame non dovrebbe subito essere escluso con certezza.

Una variabile impazzita

A giudicare dal sabotaggio delle due tubature sottomarine del gasdotto più importante d'Europa, è chiaro che stiamo parlando di un commando formato da uomini esperti e ben addestrati. E, soprattutto, dotati di mezzi militari all'avanguardia. Anche perché, per mesi, nessuna agenzia di intelligence occidentale è riuscita a scoprire chi fosse l'autore del sabotaggio contro il Nord Stream.

Come ha sottolineato Repubblica, i sospetti americani puntano su un gruppo di subacquei professionisti, dotati delle abilità necessarie per usare esplosivi ma non appartenenti a servizi segreti o forze armate. Sarebbero, in altre parole, sabotatori privati. Che, grazie a informazioni, mezzi e finanziamenti, avrebbero compromesso il gasdotto europeo.

I dubbi su Kiev

In attesa di saperne di più, iniziano ad emergere alcuni legittimi dubbi su Kiev. C'è chi, come gli Stati Uniti, ha iniziato a unire i tanti, troppi misteri fin qui irrisolti da quando è scoppiata la guerra. I blitz in territorio russo, l'attacco al ponte di Kerch, l'uccisione di Daria Dugina, figlia dell'ideologo di Aleksandr Dugin: di queste e molte altre operazioni effettuate dai militari e dagli 007 ucraini, pare che Washington non ne sapesse niente.

Sarebbe interessante chiedersi perché il governo ucraino non abbia mai informato l'amministrazione guidata da Joe Biden, e cioè il suo partner più grande, decidendo al contrario di avventurarsi, in autonomia, in raid che avrebbero potuto perfino scatenare una risposta atomica.

Il rischio di un'escalation

Due le possibili risposte: le radici sovietiche dei servizi ucraini che li renderebbero estremamente diffidenti nei confronti di tutti, americani compresi, oppure l'ipotesi che Zelensky non abbia il pieno controllo della situazione, in particolare di alcune strutture dell'apparato militare e governativo. Del resto nell'esercito ucraino esistono formazioni autonome, come la famigerata Brigata Azov, mentre nell'intelligence militare operano sabotatori che più volte hanno agito dietro le linee nemiche.

Chiunque faccia parte del suddetto commando ombra – forse una Spectre ingaggiata da una qualche nazione avversa a Mosca o addirittura una rete di neonazisti ucraini e russi – sta facendo irritare, e non poco, il governo americano. Gli Stati Uniti sanno che Putin è pressato dai falchi.

E che, di fronte a provocazioni del genere, potrebbe reagire con violenza.

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