"Doveva essere segreta". Le rivelazioni sulla decisione Usa di bloccare gli aiuti militari a Israele

Stando a quanto riportato dal Washington Post, l'amministrazione Biden avrebbe voluto sfruttare questa mossa per mandare un messaggio silenzioso a Tel Aviv

"Doveva essere segreta". Le rivelazioni sulla decisione Usa di bloccare gli aiuti militari a Israele
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La decisione di sospendere il trasferimento di armi pesanti statunitensi a Israele sarebbe dovuta rimanere segreta. Secondo le rivelazioni del Washington Post, il presidente americano Joe Biden avrebbe voluto utilizzarla per mandare silenziosamente un messaggio allo Stato ebraico. Tel Aviv, però, ha fatto trapelare la notizia, obbligando la Casa Bianca a confermarla e creando tensioni tra i due Paesi.

Non stavamo cercando di far uscire allo scoperto la questione, stavamo cercando di gestire la cosa in modo diplomatico”, ha spiegato un funzionario statunitense, sottolineando come l’intenzione di Biden fosse di bloccare solamente una spedizione che avrebbe dovuto essere consegnata all’alleato nel giro delle prossime settimane. Il fatto che la mossa del numero uno di Washington sia stata resa pubblica ha però costretto l’amministrazione Usa a cambiare postura e ampliare la sospensione delle consegne. Una decisione, questa, che verrà affrontata nella prossima riunione del gabinetto di guerra israeliano, assieme alla situazione a Gaza e al confine con il Libano.

Stando a quanto dichiarato da un funzionario israeliano, il premier Benjamin Netanyahu avrebbe assicurato a Biden durante la telefonata di domenica 5 maggio che lo Stato ebraico “combatterà con le unghie e con i denti se necessario, e diceva sul serio”. Una posizione, questa, condivisa anche dal ministro della Difesa Yoav Gallant: “Dico ai nemici di Israele e ai suoi amici migliori che lo Stato di Israele non può essere sottomesso e nemmeno le Idf ed il ministero della Difesa. Israele resterà in piedi, raggiungerà i suoi obiettivi, colpirà Hamas, distruggerà Hezbollah e porterà sicurezza”.

Diverse fonti anonime hanno inoltre riportato su Axios che il governo di Tel Aviv avrebbe informato l’amministrazione americana del fatto che la decisione di sospendere momentaneamente l’invio di materiale bellico mette a rischio i colloqui per un accordo di cessate il fuoco. La Casa Bianca ha optato per questa mossa al fine di dissuadere le autorità ebraiche dall’avviare un attacco su larga scala contro Rafah, città al confine con l’Egitto dove si sono rifugiati circa 1.5 milioni di palestinesi e ultimo bastione di Hamas nella Striscia.

Per il momento, le Idf hanno condotto nell’area solo un’incursione limitata, occupando il valico che permette il transito nel Sinai e i quartieri orientali dell’agglomerato urbano nel tentativo di mettere pressione su Hamas e costringerla ad abbandonare le sue rigide posizioni al tavolo delle trattative.

Un obiettivo, questo, che per il momento non sembra essere stato raggiunto, dato che l’ultimo round di colloqui al Cairo si è concluso con l’assenso dei terroristi ad una bozza d’intesa diversa da quella già approvata da Tel Aviv in cui, probabilmente, sono ancora presenti le condizioni che Israele non è disposto ad accettare.

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