La Flotilla punta a Gaza. E l'intelligence avvisa: "Rischio attacchi"

Nonostante gli avvisi, la flotilla naviga verso Gaza e intanto le defezioni aumentano: "Dovevamo solo smuovere le coscienze e restare in acque internazionali"

La Flotilla punta a Gaza. E l'intelligence avvisa: "Rischio attacchi"
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La Flotilla di Gaza ha lasciato Creta alle sue spalle e, contrariamente a quelli che erano i piani, non si sta dirigendo verso Cipro ma pare stia puntando dritta verso Gaza. L'intelligence italiana attualmente non esclude che Israele possa condurre un "attacco", probabilmente anche solo di deterrenza, nei confronti delle 40 barche che si stanno dirigendo verso le coste. Le imbarcazioni insistono sul principio che le acque davanti a Gaza siano palestinesi e che, quindi, Israele non possa intervenire ma su quelle acque lo Stato ebraico ha imposto un blocco navale e non permette a nessuno di avvicinarsi.

"Le navi della Flotilla stanno continuando a muoversi verso sud-est, e si sono lasciate Creta alle spalle. Si trovano già in acque internazionali. La situazione è rischiosa ma speriamo che le pressioni di questi giorni le tutelino dagli attacchi", ha dichiarato la portavoce italiana del Global Movement to Gaza Maria Elena Delia che, al pari di un'altra ventina di italiani ha lasciato la missione navale ed è tornata in Italia. A Creta sono sbarcati in tanti, molti hanno giustificato la decisione con i dissapori con il direttivo che, nonostante gli allarmi, vuole puntare la prua verso Gaza. "Le imbarcazioni sono state monitorate da droni che, questa volta, si sono mantenuti alti. Non ci sono stati attacchi. Sono seguite a distanza dalla fregata della Marina. L'idea è di proseguire verso la Striscia", ha detto ancora Delia.

Le barche sono seguite dalla fregata italiana che non ha avuto nessun ordine di intervento al fianco della flotilla. La nave Alpino e quella spagnola sono a distanza di alcune miglia e lanciano avvisi radio alle imbarcazioni, informandoli del rischio che corrono se avanzano ulteriormente. In ogni caso non entreranno, ovviamente, in acque israeliane e non interverranno nemmeno in caso di attacchi con droni. A bordo delle imbarcazioni sono rimasti anche i 4 parlamentari italiani che sembra non abbiano alcuna intenzione di scendere a terra, forse convinti di servire come deterrenza per Israele.

La loro decisione contrasta con l'invito del presidente della Repubblica, al quale i 4, tutti esponenti dei partiti di opposizione, non hanno dato ascolto, aprendo anche a uno scenario interno molto particolare. "Sono pronto ad ascoltare gli italiani che sono sulla Flotilla attraverso il loro portavoce giorno e notte, il mio telefono è sempre aperto, quindi siamo disponibili. La nostra unità di crisi li segue costantemente come li segue la nostra Marina Militare che ha compiti soltanto umanitari non militari e, ripeto, non accompagnerà la Flotilla oltre lo sbarramento israeliano", ha dichiarato il vicepremier e segretario nazionale di FI Antonio Tajani a margine della festa di FI, a Telese Terme. "Non dovevamo entrare nelle acque territoriali di Gaza. Dovevamo solo smuovere le coscienze del mondo attraverso questa sorta di azione provocatoria e restare in acque internazionali", ha dichiarato al Corriere della sera il fotoreporter Niccolò Celesti, che ha deciso di scendere a Creta.

"Prima di scendere dall’imbarcazione Family ho reso chiare le mie intenzioni. Non ero più allineato alle idee degli organizzatori. Vorrei essere ancora a bordo, è stato come abbandonare una montagna a pochi passi dalla vetta", ha detto ancora.

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