
Hamas ha annunciato di aver raggiunto un'intesa preliminare con l’inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, riguardo ai termini generali di un cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza. "Credo che siamo sul punto di inviare un nuovo accordo preliminare che, si spera, verrà consegnato più tardi oggi. Il presidente lo esaminerà e ho ottime sensazioni sul fatto che si arriverà a una risoluzione a lungo termine", ha detto l'inviato presidenziale Usa.
Con Donald Trump al suo fianco, Witkoff ha precisato che il presidente "sta rivedendo il documento". "Stiamo affrontando l'intera situazione a Gaza. Stiamo portando cibo alla popolazione. È una situazione molto brutta e una lotta molto brutta. Il 7 ottobre è stato un giorno molto brutto, il peggiore che credo di aver mai visto. È stato un giorno orribile, e la gente non lo dimenticherà. Quindi vedremo come andrà a finire", ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti parlando ai giornalisti nello Studio Ovale, dopo che gli è stato chiesto della crescente crisi umanitaria e dei piani di Israele.
La comunicazione iniziale era arrivata attraverso una nota ufficiale del movimento palestinese, che ha delineato una bozza di accordo in cui si prevede la liberazione di dieci ostaggi israeliani ancora in vita in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi, oltre al completo ritiro delle forze armate israeliane dall’enclave. Un funzionario israeliano ha commentato l'annuncio affermando che si tratta di "propaganda e guerra psicologica". Lo riporta Ynet.
Secondo quanto riportato da Hamas, l'intesa includerebbe anche l’ingresso di aiuti umanitari e il trasferimento della gestione della Striscia a un “comitato tecnico” che assumerebbe l’amministrazione del territorio nel periodo post-bellico. Il gruppo islamista ha inoltre dichiarato che, insieme agli ostaggi vivi, consegnerà anche i corpi di alcuni prigionieri deceduti, pur senza fornire cifre né dettagli sul numero di detenuti palestinesi che verrebbero rilasciati dalle autorità israeliane.
Attraverso il proprio canale Telegram, Hamas ha precisato di essere in attesa di una risposta formale da parte israeliana sull’accordo quadro. Al-Jazeera aveva già anticipato, nella giornata di ieri, che l’incontro tra Witkoff e i rappresentanti di Hamas avvenuto a Doha, in Qatar, aveva portato alla definizione di una proposta per una tregua di 60 giorni, da accompagnare alla liberazione degli ostaggi in due fasi distinte.
Sul fronte militare, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato l’uccisione, avvenuta all'inizio di maggio, di Mohammed Sinwar – fratello minore del leader storico di Hamas Yahya Sinwar – in un raid aereo condotto vicino all’Ospedale Europeo nel sud della Striscia. Mohammed Sinwar, comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam, ala militare del movimento, sarebbe rimasto ucciso nell’attacco che segue di pochi mesi la morte del fratello maggiore, avvenuta nell’ottobre 2024. Netanyahu ha poi attaccato i membri dell'opposizione e ha detto: "Avete parlato di zero successi. Vivete sulla Terra o su un altro pianeta? Vorrei dirvi quello che molti israeliani sanno: nelle guerre israeliane non ci sono mai stati così tanti successi su così tanti fronti".
Il premier Netanyahu ha anche ammesso “una temporanea perdita di controllo” sul sito di distribuzione degli aiuti a Rafah, ma ha sostenuto che “la situazione è stata rapidamente ripristinata”, ribadendo l’intenzione di trasferire l’intera popolazione di Gaza verso una “zona sterile” nel sud, mentre l’esercito continua le operazioni contro Hamas nel resto del territorio. Ha inoltre riaffermato la volontà di promuovere la “emigrazione volontaria” di parte della popolazione.
Intanto, Amnesty International ha condannato con fermezza Hamas per quella che definisce una campagna sistematica di repressione nei confronti dei manifestanti che protestano contro il governo de facto del gruppo nella Striscia di Gaza. In un nuovo rapporto diffuso oggi, l'organizzazione per i diritti umani ha documentato numerosi casi di minacce, percosse e interrogatori arbitrari ai danni di civili che hanno esercitato il diritto alla protesta pacifica in un contesto già segnato dalla guerra in corso.
Secondo Amnesty, dodici persone - dieci uomini e due donne - che hanno partecipato o organizzato proteste negli ultimi due mesi sono state sottoposte a gravi abusi da parte delle forze di sicurezza gestite da Hamas. I testimoni parlano di un "modello inquietante di minacce, intimidazioni e molestie", che si è concretizzato in arresti, pestaggi e accuse infamanti.