Meno uno. Se i test genetici ne confermeranno l'identità, con il ritorno ieri in Israele del penultimo cadavere di ostaggio consegnato da Hamas, mancherà adesso una sola salma per chiudere la fatidica Fase 1 dell'accordo di pace per Gaza promosso da Donald Trump. La prima parte dell'intesa ha permesso di far tornare a casa, dopo torture fisiche e psicologiche lunghe due anni, gli ultimi 20 ostaggi vivi e i 28 defunti. In cambio, lo Stato ebraico ha rilasciato circa 2mila prigionieri palestinesi, tra cui 1700 arrestati dopo il 7 ottobre e 250 ergastolani. Nella fatidica lista della libertà non è entrato i Marwan Barghouti per il quale nelle scorse ore si sono mobilitate oltre 200 star, da Sting a Annie Lennox, che ne hanno chiesto la liberazione, convinti che sia la figura migliore per lavorare a un futuro di pace e a uno Stato palestinese.
I nodi del piano Trump, però, arrivano tutti adesso e hanno iniziato a presentarsi da ieri sera. Il vero banco di prova per la «pace duratura» sarà la Fase 2, quella che dovrebbe portare al disarmo di Hamas tramite una Forza internazionale di stabilizzazione (Isf), dovrebbe condurre alla smilitarizzazione di Gaza, al ritiro completo dell'esercito israeliano dalla Striscia e - in prospettiva - anche a uno Stato palestinese. Ed è qui che i problemi avanzano. Hamas non ha mai accettato formalmente questa fase dell'accordo, che ha anzi rigettato subito dopo che all'Onu è stata adottata la risoluzione in 20 punti di Trump. Il gruppo palestinese non vuole disarmare e considera le armi strumento della resistenza. Gli Usa stanno faticando a trovare Paesi disposti a far parte della Forza di stabilizzazione, nel timore di scontri diretti con gli islamisti. Quanto allo Stato palestinese, ieri anche alla Knesset sono riemerse le perplessità israeliane, soprattutto quelle del governo che ha sempre detto No alla sua nascita. Il Parlamento israeliano ha votato in prima lettura una mozione per l'adozione del piano Trump con 39 voti a favore e 0 contrari. Peccato che il voto sia stato boicottato dai deputati della coalizione di governo. Nessuno ha votato a favore. «Una vergogna», ha detto il capo dell'opposizione Yair Lapid. Ma le resistenze riguardano proprio il futuro Stato palestinese, anche se il piano non prevede un impegno alla sua realizzazione ma un «percorso» verso la sua nascita, a partire dalla riforma dell'Anp. Nel frattempo, a Rafah, le bombe sono tornate a cadere, dopo che i terroristi di Hamas, asserragliati nei tunnel, hanno attaccato Idf e 5 soldati sono rimasti feriti, due islamisti uccisi. Netanyahu ha ribadito: «Non tollereremo attacchi alle truppe». Ma gli attentati tornano anche in Israele. 4 persone sono state accoltellate a Rahat. Un 19enne è stato ricoverato dopo essere stato colpito da arma da fuoco nella stessa area. Ieri sera si è diffusa la notizia di 6 morti in un attacco aereo israeliano nella zona di Khan Younis, nella parte meridionale di Gaza.
L'Idf ha confermato l'incursione che avrebbe avuto come bersaglio principale un comandante di Hamas, una reazione all'attaco avvenuto a Rafah. La risposta di Hamas: «aggressione barbarica». Su Gaza siamo al bivio: Fase 2 oppure ritorno al conflitto?