"È già un conflitto regionale". Cosa cambia con la guerra in Yemen

Secondo analisti e osservatori, gli attacchi di Usa e Regno Unito contro i ribelli yemeniti hanno fatto allargare il conflitto tra Israele e Hamas. Ora si guarda con preoccupazione a un intervento diretto dell'Iran

"È già un conflitto regionale". Cosa cambia con la guerra in Yemen
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I raid di Stati Uniti e Gran Bretagna contro gli Houthi avrebbero di fatto allargato il conflitto in Medio Oriente, facendolo diventare una guerra regionale. Molti analisti e osservatori dei Paesi interessati dalla crisi hanno condiviso questa convinzione pur sottolineando che, per il momento, la situazione non è ancora scivolata verso lo scenario peggiore. L’Iran infatti non è coinvolto direttamente e tra Israele ed Hezbollah vige ancora il regime di confronto a bassa intensità.

Tutta l’area si trova dunque in bilico e, come hanno spiegato diverse fonti locali all’Adnkronos, è difficile stabilire cosa accadrà perché non sono chiare le intenzioni di Teheran, il capo del cosiddetto “asse della resistenza” di cui fanno parte i gruppi schierati contro lo Stato ebraico. “È difficile dire se vuole un’escalation o prevenirla. I segnali che manda andrebbero in questa seconda direzione”, se non fosse che la Repubblica islamica non si può mostrare passivo nel confronto del soggetto che secondo le sue valutazioni strategiche spinge per un ulteriore allargamento del conflitto, ovvero Israele, “proiettando un’immagine di debolezza”.

Nel frattempo si attende la rappresaglia degli Houthi, che hanno avvertito Londra e Washington di “prepararsi a pagare un prezzo elevato e a sopportare le pesanti conseguenze di questa aggressione”. Secondo Farea al-Muslimi, ricercatore presso il Middle East and North Africa programme di Chatham House, il gruppo ribelle è “militarmente molto cresciuto” grazie alle armi fornite dall’Iran e le sue capacità belliche non sono state minimamente scalfite dagli attacchi aerei notturni. Gregory Johnsen, dell'Arab Gulf States institute di Washington, ha sottolineato che otto anni di bombardamenti da parte dell’Arabia Saudita e degli Emirati “non sono riusciti a mettergli in ginocchio” e che, se l’intenzione di Usa e Regno Unito era di mandare un messaggio, “la questione chiave è: se il messaggio non passa, quale sarà il prossimo passo? Raid su più obiettivi? Raid più lunghi?”. Gli ha fatto eco Nadwa Dawsari, esperta del Middle East institute: “Gli Houthi aspettavano disperatamente da 20 anni il confronto con l'America e con Israele. Dal 7 ottobre hanno reclutato 45mila combattenti, oggi Stati Uniti e Regno Unito hanno fatto diventare realtà il loro sogno di uno scontro diretto”.

Più che un massiccio intervento occidentale in Yemen, però, il timore è che l’Iran finisca per diventare un partecipante diretto nei combattimenti. “L'Iran è stato coinvolto da un punto di vista operativo.

Hanno fornito informazioni e intelligence agli Houthi e le capacità usate negli attacchi contro le navi nel Mar Rosso”, hanno dichiarato fonti dell’amministrazione Biden, secondo cui i raid contro i ribelli yemeniti sono stati ordinati perché non era rimasta alcuna scelta dopo il fallimento della diplomazia, dei contatti riservati e delle minacce.

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