È difficile capire se il Cremlino, in questa fase dell’invasione dell’Ucraina, stia puntando di più sulla guerra guerreggiata o sugli strali verbali della propaganda. Una cosa è certa: al di là delle strumentali bugie sulla disponibilità russa a negoziare la pace, Vladimir Putin non ha nessuna intenzione di fermare il conflitto che lui stesso ha scatenato ormai 16 mesi fa. Semplicemente, non potrebbe nemmeno se volesse: ormai è una questione interna di potere tra falchi (lo stesso Putin e i suoi generali e gerarchi alla Shoigu e Medvedev) e superfalchi (in testa a tutti il loquacissimo capo della brigata Wagner, Evgenij Prigozhin). Qualunque dei due schieramenti cedesse, verrebbe travolto dall’altro.
Così, Putin accelera sulla comunicazione di una vittoria immancabile, fondata su armi sempre nuove e sempre più terrificanti. Ecco che i missili balistici intercontinentali Sarmat – già presentati in grande stile al mondo intero nel 2018 e ridenominati sinistramente Satan-2 dalla Nato – vengono recuperati dal cilindro da Putin in persona, che ne torna ad annunciare il dispiegamento «in combattimento» «nel prossimo futuro». I Sarmat, secondo la propaganda ufficiale russa, sarebbero dovuti già comparire entro l’autunno dell’anno scorso su veicoli adatti a lanciarli, e precisamente nella regione siberiana di Krasnojarsk. Invece niente, e ancora lo scorso febbraio – a un anno dall’avvio dell’invasione dell’Ucraina e in concomitanza con la visita del presidente americano Joe Biden a Kiev – un test missilistico intercontinentale era fallito.
Non è naturalmente il caso di scherzare sulla pericolosità di certi gingilli, tecnologicamente molto avanzati e (a sentire Putin, che però l’aveva detto anche dei Kinzhal che invece sono stati abbattuti dai Patriot sopra Kiev) «in grado di eludere qualsiasi sistema di difesa antimissile». Questi Icbm di ultima generazione possono raggiungere i 24mila km/h e portare una testata di quasi 10 tonnellate fin quasi a 18mila km di distanza: il più è capire non solo se riusciranno mai a farlo, ma se Putin si sognerà mai di usare non solo simili colossi, ma anche i più piccoli missili tattici nucleari già trasferiti anche in Bielorussia, nel conflitto in Ucraina. Secondo Volodymyr Zelensky è improbabile, perché Putin «ha paura per la sua vita, che ama molto». Tuttavia, ha aggiunto il presidente ucraino, «non si può dirlo con certezza trattandosi di una persona slegata dalla realtà, che nel XXI secolo ha lanciato una guerra su larga scala contro un suo vicino».
La propaganda di guerra del Cremlino lavora intanto a tutto spiano. Putin ha appena assicurato i diplomati delle scuole militari che già la metà delle forze strategiche russe sono state armate con sistemi all’avanguardia Yars, mentre le truppe «stanno passando» a moderni sistemi missilistici come l’ipersonico Avangard.
Inoltre, «sarà aumentata» la produzione di droni (al momento in gran parte importati dall’alleato-ombra iraniano) che verranno «consegnati a tutti i rami delle forze armate». Di fronte a tutto questo, assicura Putin, «l’Ucraina rischia la perdita del suo intero esercito».
Minacce credibili? Mentre il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu suona la squilla del patriottismo e ammonisce che «le sorti della nostra patria si decidono ora di fronte a una guerra vera che ci ha dichiarato l’Occidente», il suo rivale Prigozhin lo smentisce su tutti i fronti.
I vertici militari, ruggisce il sinistro capo della Wagner, ingannano Putin e il popolo russo, «la controffensiva ucraina comporta perdite enormi che i vertici militari nascondono per continuare a pavoneggiarsi... quando il disastro arriverà, potremmo ritrovarci senza esercito e senza Russia». Chi dice la verità? Come al solito, probabilmente, nessuno dei due.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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