Voto all'Onu sul cessate il fuoco a Gaza: così è arrivata la rottura tra Usa e Israele

Il team dello Stato ebraico avrebbe dovuto incontrare i funzionari americani per discutere di possibili alternative a un'operazione di terra a Rafah

Voto all'Onu sul cessate il fuoco a Gaza: così è arrivata la rottura tra Usa e Israele
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La decisione degli Stati Uniti di non utilizzare il loro potere di veto al Consiglio di Sicurezza Onu e il conseguente annullamento della missione israeliana a Washington sono gli ultimi due fendenti che rendono sempre più profonda la frattura tra la Casa Bianca e Tel Aviv.

È deludente, siamo molto delusi che non vengano a Washington per permetterci di avere una conversazione approfondita con loro sulle alternative praticabili al loro intervento di terra a Rafah", ha affermato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa John Kirby. Critiche sono arrivate anche dal mondo politico ebraico. Il leader dell’opposizione Yair Lapid l’ha definita “una mancanza di responsabilità allarmante”. Il premier israeliano aveva dichiarato la sua intenzione di sospendere la missione dopo che il ministero degli Affari strategici Ron Dermer lo aveva informato delle intenzioni degli Stati Uniti di sostenere due risoluzioni separate, una per sostenere il cessate il fuoco e l’altra per chiedere il rilascio degli ostaggi. Una soluzione inaccettabile per Tel Aviv, dato che non avrebbe rispettato la condizione messa sempre al primo posto durante le trattative: tregua subordinata alla liberazione di tutti i prigionieri israeliani.

Il team dello Stato ebraico avrebbe dovuto discutere con funzionari statunitensi su possibili alternative ad un’invasione di terra di Rafah, città al confine con l’Egitto e ultima roccaforte di Hamas nella Striscia. L’amministrazione Biden ha espresso più volte la sua contrarietà ad un’operazione del genere, viste le centinaia di migliaia di civili che hanno trovato rifugio in quell’area durante i mesi di guerra. Nella sua ultima visita in Medio Oriente, il segretario di Stato Antony Blinken l’ha definita “un pericoloso errore”. Da parte sua, il governo israeliano si è sempre dimostrato inamovibile, sottolineando come la distruzione dei battaglioni dei terroristi dislocati a Rafah e la cattura degli esponenti di alto livello dell’organizzazione che hanno trovato rifugio lì siano due elementi fondamentali per la completa eradicazione di Hamas dall’exclave palestinese.

Fin da quando è stata annunciata l’intenzione delle Idf di marciare sulla città nel sud della Striscia, la comunità internazionale e numerose associazioni hanno sottolineato i rischi di causare una catastrofe umanitaria e centinaia di vittime

tra la popolazione civili. La stessa Washington ha affermato che non sosterrà la decisione di Tel Aviv a meno che non sia predisposto un piano per l’evacuazione degli innocenti dalle zone dei combattimenti.

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