Israele pronto al blitz con i droni subacquei

Piano per fermare la missione senza affondare le barche in acque internazionali. "Sarà prima dello Yom Kippur"

Israele pronto al blitz con i droni subacquei

«Conoscendo gli israeliani potrebbero inventarsi un colpo a sorpresa utilizzando dei mini droni subacquei con una limitata carica esplosiva in grado di mettere fuori uso il timone, la deriva o l'elica delle barche della Flotilla diretta a Gaza» spiega al Giornale un veterano delle operazioni fuori area compiute con i nostri corpi speciali.

Il piano per fermare gli attivisti pro Pal diretti verso la Striscia è già pronto e potrebbe scattare nelle prossime 24-48 ore. Gli israeliani hanno una linea rossa: anche l'ultima volta, in giugno, sono intervenuti a 100 miglia dalla costa, circa 185 chilometri. La Flotilla raggiungerà questa distanza fra martedì e mercoledì, ma saranno ancora acque internazionali. Per di più il governo di Netanyahu ha dato ordine di chiudere la partita prima della ricorrenza dello Yom Kippur fra mercoledì e giovedì. «Verrà sicuramente impiegata Shayetet 13, l'unità degli incursori di Marina - spiega la fonte - con tante barche piccole non ci si cala dagli elicotteri. Lo spazio sulla tolda è ristretto e gli alberi delle vele intralciano». L'effetto sorpresa sarebbe il lancio di mini droni sotto la superficie «con 40 grammi di esplosivo, come una normale bomba a mano Srcm, che renderebbero ingovernabile la barca colpendo timone, deriva o elica senza farla affondare». L'attacco può essere contemporaneo con piccoli droni aerei per danneggiare gli alberi. «Il rischio dal cielo sono i danni collaterali provocati della schegge - osserva la fonte - l'azione dovrebbe essere svolta cercando di evitare feriti ed affondamenti repentini, per ovvi motivi, e dovrebbe contare sulla sorpresa». Se avvenisse in acqua internazionali violerebbe, però, il diritto marittimo. Dopo il blitz dei droni, con la Flotilla immobilizzata, entrerebbero in gioco gli incursori: «Le squadre di abbordaggio con gommoni rigidi». Altro sistema, ma verrebbe a mancare l'effetto sorpresa, è quello dell'avvicinamento notturno delle squadre israeliane: «Potrebbero lanciare una cima orizzontale allo scafo che andrebbe ad imbrigliarsi nell'elica bloccandola, se l'imbarcazione manovra a motore».

Shayetet, significa proprio Flottiglia, ed è un'unità creata nel 1948 grazie all'addestramento di due ex ufficiali italiani, compreso Fiorenzo Capriotti incursore della X flottiglia Mas della Regia marina, non quella di Salò. Gli incursori di Marina israeliani vengono paragonati ai Navy Seal americani e sono divisi in tre Palga, compagnie. Quella d'assalto in mare, che abborderà la Flotilla e il reparto subacqueo, che potrebbe lanciare i mini droni kamikaze. La Palga di superficie è composta dagli equipaggi delle unità d'assalto, che trasporteranno le squadre d'arrembaggio. Le unità utilizzano per l'avvicinamento pure elicotteri e sommergibili, l'arma invisibile. Dal cielo i droni di sorveglianza, che volano ad alta quota, senza farsi notare monitorizzano giorno e notte la flotta «umanitaria». L'obiettivo, trapelato sulla tv israeliana, Channel 12, è di prendere il controllo delle imbarcazioni, per poi sequestrarle o affondarle, fermando gli attivisti rimandandoli a casa. Chi si rifiuta di venire trasbordato sulle navi della Marina verrà arrestato. Il problema è la delicatezza dell'operazione ed i numeri della Flotilla: almeno 45 imbarcazioni e circa 300 persone compresi parlamentari nazionali ed europei. Trasferimento a terra ed espulsione dovrebbero durare fra i 4 e 5 giorni, ma il tempo si può accorciare se gli attivisti firmassero un documento ammettendo il tentativo di ingresso illegale. Nessuno accetterà, ma bisogna vedere cosa accadrà a personaggi come Greta Thunberg o lo skipper Tony Lapiccirella, già fermati ed espulsi in giugno per un'avventura simile. E cosa faranno i membri del Comitato direttivo della Flotilla, teoricamente a bordo della nave ammiraglia, che Israele accusa apertamente di essere collusi con Hamas. Le unità della Shayetet 13 hanno l'ordine di non usare «la forza letale». Israele vuole evitare feriti o morti, ma non si sa mai cosa può capitare in mezzo al mare.

E come potrebbero reagire le frange più estreme degli attivisti o qualche infiltrato su ordine di Hamas, che provocando qualche schizzo di sangue scatenerebbe l'indignazione internazionale nei confronti dello Stato ebraico. Per questo non è escluso che venga mantenuto un riservato canale di comunicazione aperto con la nostra fregata Alpino per recuperare eventuali naufraghi, feriti o vittime e per evitare tensioni ed escalation.

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