
L’incontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky mostra un netto cambio di stile da parte del presidente ucraino. Per la prima volta dall’inizio della guerra, Zelensky ha rinunciato alla divisa militare che ne aveva definito l’immagine pubblica, optando per un completo scuro. La scelta, maturata su richiesta americana, ha segnato il passaggio da simbolo di resistenza a capo di Stato impegnato in un negoziato di alto profilo.
Sul piano politico, Trump ha ribadito l’urgenza di una soluzione rapida al conflitto e ha ventilato l’ipotesi di concessioni territoriali. Zelensky ha risposto con fermezza, respingendo qualsiasi ipotesi di rinuncia a parti del territorio ucraino, pur lasciando aperta la possibilità di un confronto trilaterale con Putin a condizioni precise e con garanzie di sicurezza vincolanti. L’impostazione è stata meno conflittuale rispetto al passato, ma non per questo meno netta.
Un altro elemento di discontinuità è arrivato sul piano dei gesti simbolici. Zelensky ha aperto il bilaterale ringraziando Trump per l’invito e per il sostegno espresso, includendo un riferimento alla First Lady Melania per un’iniziativa umanitaria. È stata una scelta consapevole: in passato, Trump aveva accusato Kiev di mancanza di riconoscenza, e questo “grazie” ha avuto il valore di un messaggio politico oltre che personale.
Il presidente ucraino ha pronunciato la parola "grazie" quattro volte nei primi 10 secondi del suo breve intervento di apertura del punto stampa nello Studio Ovale con Donald Trump. "Grazie per l'invito, e grazie di cuore per i suoi sforzi, per l'impegno personale nel fermare le uccisioni e porre fine a questa guerra. Grazie per aver colto questa opportunità, e molti ringraziamenti a sua moglie", ha detto.
Rispetto ai precedenti incontri tra Trump e Zelensky, la differenza è evidente. Nel 2019 il presidente ucraino si era trovato in posizione di debolezza, coinvolto indirettamente nello scandalo che portò al primo impeachment di Trump. Negli anni successivi, soprattutto dopo l’invasione russa, Zelensky ha adottato un registro marcatamente assertivo, puntando a scuotere governi e opinioni pubbliche. Poi, il disastroso incontro del febbraio scorso che aveva gettato un macigno sulle relazioni bilaterali. Questa volta il tono è stato diverso: meno difensivo, più calibrato, con la volontà di presentarsi come interlocutore istituzionale a pieno titolo.
L’abito, le risposte misurate e i ringraziamenti non casuali rappresentano un cambio di registro pensato per rafforzare la
posizione negoziale senza compromettere le linee rosse di Kiev. Un segnale, destinato a Washington e all’Europa, che Zelensky intende gestire il dialogo con Trump con pragmatismo ma senza concessioni epocali. Almeno per ora.