Guerra in Ucraina

L'apertura del Pentagono: "Putin ha fallito, ma ora una soluzione"

In conferenza stampa con il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il generale Milley ribadisce la linea del pieno sostegno all'Ucraina, ma anche che Kiev non può al momento sperare che i russi lasciano il territorio occupato e la Crimea

L'apertura del Pentagono: "Putin ha fallito, ma ora una soluzione"

Dal Pentagono arrivano segnali su quale sia la strategia perpetrata dagli Stati Uniti riguardo il conflitto in Ucraina. A parlare è di nuovo Mark Milley, capo di Stato maggiore Usa, che già nei giorni passati aveva palesato l'idea che fosse possibile e auspicabile iniziare a parlare di negoziato tra Mosca e Kiev.

Oggi, il giorno dopo l'incidente dei missili caduti in Polonia, Milley è tornato a parlare, affermando nuovamente le due direttrici dell'amministrazione Biden in questa fase della guerra: da un lato la ferma opposizione all'avanzata russa e il sostegno militare alla difesa dell'Ucraina, dall'altro lato la disponibilità a una trattativa. Le dichiarazioni del capo di Stato maggiore statunitense sono, in questo senso, estremamente chiare e confermano proprio questo duplice binario.

"La Russia ha perso strategicamente, operativamente e tatticamente" ha spiegato il generale in conferenza stampa insieme al segretario alla Difesa Lloyd Austin, "quello che hanno cercato di fare, lo hanno fallito". Per il vertice delle forze armate Usa, "sull'intera linea del fronte di circa 900 chilometri, gli ucraini hanno ottenuto successi dopo successi e i russi hanno fallito ogni singola volta". La resistenza ucraina, quindi, ha messo la parola a fine agli obiettivi del Cremlino sull'occupazione dell'Ucraina.

Tuttavia, e questo è il secondo binario della diplomazia militare e politica dell'amministrazione americana, Milley ha tenuto anche a precisare che "c'è una bassa probabilità che l'Ucraina possa costringere militarmente la Russia a lasciare tutto il territorio ucraino che occupa, compresa la Crimea", a meno che l'esercito russo collassi o si ritiri sua sponte dal territorio invaso. Questo, ha detto il capo di Stato Maggiore, è improbabile, anche se non impossibile, e questo nonostante i russi abbiano subito perdite enormi. Per questo motivo, durante l'inverno, quando le operazioni militari saranno probabilmente bloccate a causa delle condizioni meteorologiche e di altri fattori sul campo, per i miltiari Usa "forse è possibile una soluzione politica". L'auspicio del Pentagono, dunque, è che se la situazione bellica mette nelle condizioni di evitare ulteriori spargimenti di sangue o repentini cambi di fronte "allora potrebbe esserci una finestra per una soluzione politica o almeno l'inizio dei negoziati". E questo nasce dal fatto che, a detta di Washington, l'Ucraina si trova in questo momento in una situazione di forza avendo fatto appunto fallire tutti gli obiettivi russi.

L'apertura al negoziato di Milley, che aveva già espresso la necessità di aiutare l'Ucraina e lasciando a Kiev la decisione sulle condizioni di qualsiasi accordo, indica che l'amministrazione democratica appare in questo momento orientata a non chiudere completamente le porte alla Russia. Questo non significa che Washington stia cedendo di fronte a Mosca, anzi, l'obiettivo del governo Usa è quello di evitare una guerra logorante e potenzialmente molto ampia nel tempo senza una prospettiva di pace e di farlo sfruttando il momento di debolezza russo e la posizione di forza ucraina. La Russia, per Pentagono e Casa Bianca, non ha raggiunto i suoi obiettivi, e la ritirata da Kherson appare a detta di molti come il segnale che le forze armate di Mosca non possono proseguire oltre. Tuttavia, la pressante richiesta da Oltreoceano verso Kiev di avanzare richieste pragmatiche e concrete che possano essere la base di una trattativa, indica che la strada tracciata da Joe Biden sia quella di mostrare disponibilità al dialogo senza investire eccessivamente nella controffesniva. Del resto, la svolta "diplomatica" degli Stati Uniti si traduce comunque nella dimostrazione di avere fermato la Russia, l'invasione dell'Ucraina e di avere rimesso l'Alleanza Atlantica al centro delle scelte strategiche dell'Europa.

Le reazioni all'incidente missilistico in Polonia hanno dato in questo senso l'impressione che da parte dell'Occidente non vi sia stato il desiderio di dare spazio a qualsiasi tipo di escalation. La scelta del governo di Varsavia di evitare prese di posizione istantanee verso Mosca (pur non avendo mai nascosto le proprie idee su Vladimir Putin) era stata in questo senso molto esplicativa. Le dichiarazioni di Biden e Jens Stoltenberg hanno definito ulteriormente l'idea del blocco euro-atlantico di limitare i possibili effetti della guerra in Ucraina oltre i confini del Paese aggredito, condannando senza mezzi termini la Russia ma evitando di parlare di missili russi o di attacco deliberato. Si fa largo quindi un movimento interno all'Alleanza (e in particolare agli Usa) che vuole che si creino le condizioni per una trattativa che appare al momento difficile per due ragioni: Mosca continua a colpire in territorio ucraino, mentre Volodymyr Zelensky non può accettare un accordo che sancisca lo status quo con l'occupazione di parte del Paese.

Le difficoltà non mancano anche tra Mosca e Washington. Lo stesso Milley ha rivelato un retroscena della che poteva far presagire frizioni. Il capo di Stato maggiore Usa ha raccontato che il suo staff ha provato - senza successo - a mettersi in contatto con l'ufficio del generale Valerij Gerasimov, vertice delle forze russe, proprio per sottolineare le linee rosse su come evitare escalation dopo l'incidente di Przewodow.

Ma l'incontro in Turchia tra i capi dei servizi segreti di Russia e Stati Uniti e il G20 di Bali sembrano essere delle prove di un (pur difficilissimo) dialogo, nella speranza che le linee massimaliste non prendano il sopravvento.

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