Putin schiera altri 50 mila uomini mentre infuria la guerra dei droni: cosa succede in Ucraina

La Russia intensifica la pressione militare nell'est e nel nord dell'Ucraina, mentre l’economia interna inizia a mostrare segnali di affaticamento a causa dei costi crescenti della guerra

Putin schiera altri 50 mila uomini mentre infuria la guerra dei droni: cosa succede in Ucraina
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A che punto è la guerra in Ucraina? In queste ore la Russia avrebbe ammassato circa 50.000 soldati nei pressi della città di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina, raggiungendo un rapporto di superiorità numerica stimato in tre a uno rispetto alle forze di Kiev.

Mosca stringe su Sumy

Lo riferisce il Wall Street Journal, precisando che le truppe di Mosca si troverebbero ora a meno di 20 chilometri dal centro urbano, indicato come potenziale obiettivo dallo stesso presidente Vladimir Putin dieci giorni fa. Secondo il quotidiano americano, la Russia ha dispiegato circa 111.000 soldati nella zona di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, un numero significativamente più elevato rispetto ai 70.000 di dicembre scorso. In quella porzione del fronte le forze russe sembrano aver guadagnato terreno, anche grazie a un’intensa campagna di logoramento. Nel corso del Forum Economico di San Pietroburgo, Putin ha ribadito la volontà di creare una “fascia di sicurezza” in territorio ucraino, profonda tra i 10 e i 12 chilometri, per proteggere la regione russa di confine di Kursk, già teatro di incursioni da parte dell’esercito ucraino. “Non è nostra intenzione conquistare Sumy” ha affermato Putin, “ma in linea di principio non lo escludo”.

Nelle ultime ore l’aeronautica ucraina ha riferito di un attacco massiccio condotto con 107 droni kamikaze Shahed e vari simulatori in più aree del Paese, in particolare nelle regioni di Donetsk e Kharkiv. Le difese antiaeree hanno dichiarato di aver intercettato 74 velivoli. Nel frattempo, la Russia ha annunciato di aver abbattuto 15 droni lanciati da Kiev, dieci nella regione di Kursk e cinque sul Mar d’Azov. Sempre nella giornata di domenica, si è registrata la chiusura temporanea del ponte di Crimea dopo segnalazioni di esplosioni e attività della contraerea russa a Kerch, secondo quanto riportato dal Kyiv Independent.

Droni e fanteria

Le operazioni sul terreno stanno assumendo caratteristiche sempre più ibride: alle manovre di fanteria si affianca un uso intensivo dei droni. Mentre Kiev potenzia la produzione di velivoli a lungo raggio, Mosca punta su una strategia di saturazione con droni kamikaze e “esca”, molti dei quali basati su tecnologia iraniana. Secondo fonti ucraine, la Russia produrrebbe fino a 200 droni Shahed al giorno e ne avrebbe accumulati oltre 6.000. La tattica mira a esaurire le difese antiaeree, consentendo a missili più letali di colpire infrastrutture critiche.

"Il piano offensivo della Russia per la regione di Sumy sta fallendo, e questo grazie a tutte le unità ucraine che operano in quella direzione", attacca invece il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo una riunione con i vertici militari e il ministro della Difesa. Zelensky ha parlato anche dei droni per i quali - ha affermato - "stiamo aumentando la produzione". "Nei prossimi giorni parlerò con i leader dell'UE di ulteriori finanziamenti per la produzione di droni e la produzione congiunta. La leadership dell'Ucraina nella tecnologia bellica deve essere mantenuta", ha concluso.

La Russia a rischio recessione

Sul piano diplomatico, cresce il pressing occidentale. Il presidente statunitense Donald Trump ha espresso ottimismo sull’impatto dei bassi prezzi del petrolio. “Penso che avremo un cessate il fuoco perché i prezzi del petrolio sono bassi”, ha detto Trump, citato da Bloomberg. Tuttavia, secondo il senatore repubblicano Lindsey Graham, lo stesso Trump avrebbe chiesto al Congresso di procedere con l’approvazione di un pacchetto sanzionatorio, incluso un dazio del 500% sulle importazioni di greggio dalla Russia, rivolto in particolare a Cina e India.

Sul fronte interno, la guerra continua ad assorbire una quota crescente delle risorse economiche russe. Il budget per la difesa rappresenta oggi circa il 40% della spesa pubblica, corrispondente a oltre il 6% del PIL — un livello raramente sostenibile nel lungo periodo per un’economia non in piena espansione. L’inflazione ha accelerato, erodendo il potere d’acquisto dei cittadini, mentre i margini di manovra fiscale si restringono. Al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, Putin ha ammesso che la crescita nel 2025 sarà “molto più modesta”, anticipando la possibilità di ridurre il bilancio della difesa.

Un segnale di preoccupazione è arrivato anche dalla governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina, che ha sottolineato come le risorse del Fondo di riserva nazionale siano ormai “quasi esaurite”.

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