Nagorno Karabakh, ultimatum di Baku ai separatisti. Erdogan: "Sosteniamo Azerbaigian"

Il governo azero annuncia di aver conquistato 60 postazioni militari e chiede ai separatisti di deporre le armi. La proposta del vicepremier italiano: "Modello Alto Adige"

Nagorno Karabakh, ultimatum di Baku ai separatisti. Erdogan: "Sosteniamo Azerbaigian"
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Sale la tensione tra Armenia e Azerbaigian, dopo che oggi l'esercito azero ha avviato un'operazione militare "anti-terrorismo" nella zona della regione contesa del Nagorno Karabakh occupata dalla repubblica dell'Artsakh. Dopo aver lanciato l'offensiva, Baku ha dato un ultimatum ai separatisti: "Affinché le misure antiterrorismo finiscano, le formazioni militari armene illegali devono alzare bandiera bianca, tutte le armi devono essere consegnate e il regime illegale deve essere sciolto. Altrimenti, le misure antiterrorismo continueranno fino alla fine", si legge in una nota della presidenza azera.

Secondo i dati rilasciati dalle forze pro-Yerevan, gli attacchi aerei, con droni e artiglieria in Nagorno Karabakh avrebbero causato 5 morti e 80 feriti. Il ministero della Difesa dell'Azerbaigian ha annunciato invece la conquista di 60 postazioni militari. "Le forze azere hanno superato la linea di contatto con le forze armene in Karabakh in diversi punti e sono determinate a raggiungere i loro obiettivi strategici", ha detto all'agenzia Reuters Hikmet Hajiyev, consigliere di politica estera del presidente azero Ilham Aliyev.

In Armenia, Stato che insieme all'Azerbaigian rivendica la piccola enclave del Caucaso meridionale, sono scoppiate proteste contro il primo ministro Nikol Pashinyan, il quale nel pomeriggio ha avuto colloqui telefonici con il presidente francese Emmanuel Macron e il segretario di Stato Usa Antony Blinken.

Le reazioni internazionali

Il capo della diplomazia statunitense ha diffuso in serata un comunicato in cui spiega come gli Stati Uniti siano "profondamente preoccupati per le azioni militari dell'Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh" e chiedono "la fine immediata delle ostilità e un dialogo rispettoso tra Baku e i rappresentanti della popolazione del Nagorno-Karabakh".

Parole analoghe quelle usate dal ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio del governo italiano Antonio Tajani, intervenuto con un messaggio su X (Twitter) sulla falsariga di Blinken. Il segretario di Forza Italia ha invitato l'Azerbaigian a "cessare ogni azione militare" e ha proposto di applicare il modello Alto Adige per risolvere la crisi che va avanti da decenni nella regione.

La soluzione a cui fa riferimento Tajani è lo status dell'Alto Adige nella Repubblica Italiana, regolamentato dall'accordo De Gasperi-Gruber firmato tra Italia e Austria al termine della Seconda guerra mondiale. Grazie a quel trattato, alla popolazione germanofona di quei territori oggi sono riconosciute ampie autonomie e tra Roma e Vienna le relazioni non si sono mai incrinate sul trattamento della comunità di lingua tedesca.

Disordini in Armenia

L'agenzia di stampa russa Ria Novosti riferisce di manifestazioni vicino alla sede del governo, dove i dimostranti hanno provato a sfondare il cordone di difesa della polizia pretendendo le dimissioni di Pashinyan, che non sembrerebbe intenzionato a dispiegare soldati al fianco dei separatisti. "Nikol è un traditore, vergogna", urla in queste ore la folla radunata nella capitale.


L'appoggio di Erdogan a Baku e la svolta anti-russa

Intanto Baku ha incassato un endorsement politico e diplomatico cruciale da parte di uno storico alleato regionale: la Turchia. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha difeso la decisione dell'Azerbaigian di attaccare il Nagorno Karabakh, già teatro di un'aspra guerra tra il 1988 e il 1994 e di nuovo nel 2020, e lo ha fatto dal palco dell'assemblea generale delle Nazioni Unite a New York dov'è in corso la 78esima sessione ordinaria annuale. "Il Nagorno Karabakh – ha dichiarato Erdogan – è territorio dell'Azerbaigian, non verrà accettato alcun altro status. Speriamo in un accordo di pace il prima possibile tra Armenia e Azerbaigian. Sosteniamo le iniziative dell'Azerbaigian per preservare la sua integrità territoriale. L'Armenia dovrebbe mantenere le sue promesse, in particolare in merito all'apertura del corridoio Zangezur".

La Russia, che tre anni fa mediò tra le parti per raggiungere l'armistizio violato oggi dalle truppe azere, sostiene che il contingente dei suoi peacekeeper abbia organizzato l'evacuazione di 469 civili. L'ambasciata di Mosca a Yerevan nel frattempo è stata bloccata dai manifestanti che stanno protestando in queste ore in Armenia: il Cremlino è stato accusato di aver "tradito" il patto con l'Armenia, alla quale sarebbe legato dall'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto).

Negli ultimi mesi il governo armeno si è allontanato dalla Russia, prima con lo svolgimento di un'esercitazione congiunta con l'esercito statunitense e poi con l'ingresso nella Corte penale internazionale che vorrebbe processare Vladimir Putin.

Il premier Pashinyan ha rivelato al quotidiano Politico che l'invasione dell'Ucraina ha fatto sì che il suo Paese non potesse più affidarsi alla protezione militare di Mosca, aprendo così a nuovi scenari per l'ex repubblica sovietica che oggi conta circa 3 milioni di abitanti.

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