Guerra

"Niente bombe americane per invadere Rafah": cosa svela il "no" di Biden a Israele

In una intervista alla Cnn, il presidente Usa ha ribadito il blocco della fornitura di bombe a Israele. Una scelta che promette di complicare le relazioni con Tel Aviv e che già scuote il panorama politico interno

"Niente bombe americane per invadere Rafah": cosa svela il "no" di Biden a Israele

Si complicano ulteriormente le relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Israele a proposito di Rafah. Il presidente degli Stati Uniti Biden, infatti, in un'intervista alla Cnn, ha annunciato che interromperà alcune consegne di armi a Israele nel caso in cui Tel Aviv proceda nell'offensiva contro Rafah. "Dei civili sono stati uccisi a Gaza" dalle bombe fornite dagli Usa, ha tuonato Biden nell'intervista, riferendosi in particolare alle bombe da 2.000 libbre di cui gli Usa hanno messo in pausa la consegna allo storico alleato.

Una scelta per ora confermata (e condivisa) anche dall'intero apparato della Difesa che, nella figura di Lloyd Austin, ribadisce questa "revisione" in corso. Una sterzata poderosa sulla quale peserà il giudizio sulle operazioni a Gaza, sulle quali pende l'ipotesi di illegittimità ai sensi del diritto internazionale.

Quali armi sono state bloccate dall'amministrazione Biden

Un'inversione di tendenza che muta decenni di profondo solidarismo tra Washington e Israele, e che ora promette di mutare l'intero assetto del Medio Oriente. Quanto pesa la campagna elettorale Usa su queste scelte? Moltissimo. L'amministrazione Biden cerca di restare con le mani il più possibile pulite, temendo anche per la pace sociale su fronte interno, pressato dalle proteste nei campus. Ma la decisione già promette di avere ripercussioni elettorali complesse: l'ambasciatore alle Nazioni Unite Gilad Erdan ha definito Biden "molto deludente". "Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per il presidente e per il Partito Democratico, e ora sono titubanti". Un avvertimento a chiare lettere in vista del prossimo novembre.

Le spedizioni di armi a Israele che l'amministrazione Biden ha deciso di sospendere la scorsa settimana includono un totale di 1.800 bombe da 2mila libbre (circa 900 chilogrammi) e 1.700 bombe da 500 libbre (circa 226 chilogrammi). A riferirlo ad Axios un "alto funzionario" anonimo del governo federale. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di procedere comunque all'offensiva che tuttavia, secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, "non ha assunto per ora le dimensioni, la portata, la durata e lo scopo che verrebbero comunemente associate a una grande operazione di terra". Kirby ha comunque ammesso che le Forze di difesa israeliane hanno dato inizio a tutti gli effetti a un'offensiva contro al città nel sud di Gaza, e ha ribadito che la Casa Bianca "non sostiene" la decisione di attaccare la città "aumentando i rischi per il milione e mezzo di cittadini inermi che qui sono stati sfollati.

La promessa di Biden

"Continueremo a garantire che Israele sia sicuro in termini di Iron Dome e della sua capacità di rispondere agli attacchi provenienti recentemente dal Medio Oriente”, ha ribadito Biden. “Ma è semplicemente sbagliato. Non lo faremo, non forniremo armi e proiettili di artiglieria”, ha detto ancora il presidente in riferimento all'eventuale invasione israeliana di Rafah. Il presidente Usa ha ricordato, tuttavia, che le azioni militari di Israele non hanno ancora superato la "linea rossa", ovvero l'ingresso nelle aree densamente popolate della città. “Non sono entrati nei centri abitati.Ciò che hanno fatto è proprio al confine. E sta causando problemi, in questo momento, con l’Egitto, con il quale ho lavorato molto duramente per assicurarmi che avessimo una relazione e un aiuto”, ha detto il presidente. “Ho detto chiaramente a Bibi e al gabinetto di guerra: non otterrete il nostro sostegno, se effettivamente attaccherete questi centri abitati”, ha aggiunto Biden. Una sottolineatura utile forse a salvare il salvabile, un messaggio a Israele per ricordare che si può ancora contare su Washington ma non più in maniera incondizionata come fatto fin qui.

Il Gop si solleva contro l'amministrazione Biden

Una decisione di portata storica che ora promette di gettare benzina sullo scontro con il Gop. Alcuni esponenti dei Repubblicani hanno preso malissimo la sospensione dell'invio di circa 3.500 bombe alle Forze di difesa israeliane, nel tentativo di scongiurare l'invasione di Rafah. Il presidente della commissione Affari esteri della Camera, Michael McCaul, e il presidente della commissione Servizi armati, Mike Rogers, hanno diffuso una nota congiunta ieri, dichiarandosi "allibiti" per la decisione dell'amministrazione Biden di "sospendere invii di armi cruciali per Israele". I due deputati hanno accusato l'amministrazione di indebolire la sicurezza di Israele. "Inoltre, questa disastrosa decisione politica è stata assunta segretamente e deliberatamente nascosta al Congresso e al popolo americano", hanno tuonato i due repubblicani, che hanno definito quello di Biden "un errore strategico che solleva dubbi sul nostro 'incrollabile sostegno come alleati". Risentiti a proposito della vicenda anche lo speaker Mike Johnson e l'inossidabile Mitch McConnell, che hanno sottolineato di aver appreso la notizia da fonti di stampa, nonostante l'amministrazione avesse ribadito che nessun blocco fosse in programma.

Il Consiglio per la sicurezza nazionale aveva cercato di tenere la notizia quanto più possibile riservata e lontana dal vociare dei media, fino a quando non fossero esplicitate le intenzioni di Netanyahu a proposito del valico di Rafah.

Fino a martedì scorso, quando nel "Giorno della Memoria" americano, il presidente ha reso noto il nuovo corso della sua amministrazione, pur ribadendo il "ferreo" sostegno americano a Israele.

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