Guerra in Israele

Noi tornati per difendere Israele: parla un ex-ufficiale dell'intelligence

Parla un ufficiale dell'intelligence israeliano tornato a vestire l'uniforme: "Da soldato semplice difendo Israele da Hamas. Una chiamata alle armi di Hezbollah? Siamo pronti a combattere su due fronti"

Noi militari di carriera tornarti a difendere Israele: parla un ex-ufficiale dell'intelligence

Finché non sentiamo le sirene possiamo parlare tranquillamente. Se sparano razzi sono a sei-sette chilometri da qui”. Questa è la premessa della conversazione con la fonte, che preferisce rimanere anonima, per motivi che lascio immaginare: militare di carriera in congedo, è tornato in missione nei territori al confine con la Cisgiordania, porta i gradi “girati”, come gli altri ufficiali che non sono stati richiamati ma vogliono fare la loro parte per difendere Israele dalla barbarie. L’uomo che ho raggiunto al telefono ha una voce cordiale quanto decisa. Nell’immagine che ha come avatar appare un uomo distinto, per certi aspetti quasi sofisticato. È stato ufficiale superiore nell’intelligence delle Forze di difesa israeliane e, ritiratosi dal servizio, è tornato a vestire l’uniforme dopo i fatti del 7 ottobre. "Dopo la mattanza di Hamas che ha colpito il cuore del popolo ebraico. La compagnia aerea dalla quale avevo comprato il primo biglietto per Israele, della quale possiedo una carta platinum, ha cancellato il mio volo senza trovare una soluzione. Così mi sono dovuto rivolgere ad El-Al, la nostra compagnia di bandiera. E sono partito. Immediatamente. Arruolato volontario. Al mio arrivo ho firmato gli incartamenti necessari".

Ed è tornato un ufficiale dell’Idf dopo tanti anni?

Assolutamente no. Sono un soldato. Come tanti altri che si sono offerti volontari non potevo attendere che si liberasse una posizione adeguata. Ci siamo riarruolati come soldati semplici. Portiamo i gradi girati.

Senza un valore nell’ordine gerarchico, solo un segno d’esperienza?

I gradi girati non hanno potere gerarchico, ma è giusto portarli dopo 21 di servizio attivo. Per il resto siamo solo dei soldati che servono le Forze in difesa di Israele

Dunque è in fanteria?

Diciamo di sì, ho ricevuto il massimo livello d’addestramento di fanteria a suo tempo

Cosa pensa del fallimento dell’intelligence che non è riuscita a sventare l’attacco terrorista di Hamas? È davvero colpa di una debolezza dei servizi segreti come scrivono molti giornali e analisti?

l'errore è stato di tutti. L'intelligence aveva un concetto della situazione sbagliato. L’errore è da considerarsi più strategico che tattico. È diventato un errore tattico quando si sono resi conto che Hamas ha potuto portare il suo attacco terroristico nei territori israeliani, uccidendo 1400 civili. Allora tutti hanno capito di aver sbagliato a sottovalutare la minaccia in questi anni.

Chi lo ha sottovalutato? L’establishment politico o quello militare?

Entrambi. Entrambi negli ultimi tempi hanno sottovalutato la minaccia terroristica di Hamas. La Difesa è stata trascurata a dispetto di politiche troppo concentrate sulla finanza, sull’occupazione in Israele.

Ma Israele non è semplicemente uno Stato occidentale: è uno Stato che rispecchia l’Occidente, ma nel cuore del Medio Oriente. Cosa succede adesso?

C’è stato un reset completo, nell’approccio dei servizi di sicurezza, d’intelligence, a ogni livello. Siamo pronti a rispondere ora più che mai. Il tempo per accusare i responsabili verrà. Ma non è adesso.

Crede che all’interno della comunità di intelligence israeliana ci sia qualche frattura? Un’assenza di collaborazione può aver lasciato la porta aperta ad Hamas?

Assolutamente no, nessun frattura, nessuna mancanza, l’intelligence israeliana, il Mossad, e lo Shin Bet vertono sulla massima collaborazione e funzionano come un orologio svizzero.

Quindi per parte sua, e della sua ventennale esperienza, possiamo dire che se c’è un responsabile di un momento di debolezza, esso non è nei servizi segreti e d’intelligence?

Veda, in Israele, nelle forze armate in special modo, vige una grande onestà. Siamo educati all’onesta. Se qualcosa va storto, nel briefing successivo ad una missione, in una qualsiasi investigazione sugli errori, se è stato commesso un errore, chi ha sbagliato lo ammette. Lo sbaglio viene perdonato: è la bugia o la condotta di nascondersi dietro uno sbaglio non ammesso, che non viene perdonato.

Secondo lei il premier Netanyahu ha sbagliato?

Per parte mia spero di non vederlo più al governo dopo la fine delle operazioni. Anche se al posto suo, dopo il di 7 ottobre, me ne sarei andato con un grande peso sulla coscienza.

Quindi possiamo dire che lei non è un sostenitore di Benjamin Netanyahu?

No, non direi. E le 38 settimane di manifestazioni in tutta Israele dovrebbero suggerirvi quanti non lo sostenessero già prima del 7 ottobre. E badi, noi israeliani non siamo come voi italiani, dediti a “scendere in piazza” come dite voi, a “manifestare il dissenso”. Per gli israeliani è un caso completamente al di fuori del normale.

Il governo Netanyahu non sopravviverà alla guerra?

Non credo. La maggioranza grigia, se così vogliamo chiamarla, si è svegliata. Troppo tardi, ma si è svegliata.

Tornando alla guerra, riguardo l’invasione di terra che non viene ancora considerata tale, o comunque non è stata elevata al massimo livello, può dirci qualcosa?

Come le ho detto ora non sono operativo nell’intelligence come in passato. Posso dirle che attualmente l’interesse di Israele è che le nostre operazioni appaiano parziali. Come avrà notato, non ci sono giornalisti embedded con l’Idf a differenze del passato. I giornalisti che accompagnavano le truppe in prima linea, essenzialmente ex-forze speciali che sanno come muoversi sul campo, non stanno svolgendo il ruolo di reporter. Stiamo lasciando raccontare la guerra ad Hamas.

Non crede possa essere fuorviante lasciare la narrazione del conflitto nelle mani di Hamas?

Hamas è bravissima nella guerra psicologica e nel costruire la sua narrazione.

In Europa, come in America, questa narrazione sta permeando l’opinione pubblica, aumentando il consenso per la causa palestinese e il dissenso per la reazione militare israeliane, considerata da molti eccessiva.

Evidentemente in Europa non sapete con chi avete a che fare. Continuate a pensare che questa gente si fermerà; che Hamas una volta fiaccata, eliminata o destituita sarà un “problema risolto”, ma sbagliate: Hamas non è una semplice organizzazione militare, è una compagine terroristica basata su un’idea religiosa.

In Cisgiordania (dove si trova adesso), Hamas non è un problema però, è arginata da Fatah di Mahmud Abbas...

Lo credevo anche io, fino a tre o quattro mesi fa. Tutti lo credevamo. Ma adesso sto cambiando la mia idea. Hamas ha trovato terra fertile anche in Cisgiordania. Il governo israeliano ha dato troppo credito a questa idea, a questa teoria, investendo sulla normalizzazione, sul lavoro, attendendo che il denaro concesso dal Qatar portasse i suoi frutti. Non è bastato. Anche in Cisgiordania Hamas fa proseliti.

E il fronte del Libano la preoccupa? Il vostro esercito sta colpendo anche obiettivi di Hezbollah in Libano e Siria. Hassan Nasrallah ha annunciato un suo discorso venerdì: sarà una chiamata alle armi?

È una bella domanda. Sono preoccupato in parte, perché Hezbollah e Hamas sono due volti della stessa medaglia. Ed Hezbollah è estremamente esperto per quanto riguarda la guerra civile. Però va tenuto conto che il Libano è una realtà frammentata, sull’orlo del fallimento. I giacimenti di gas e le installazioni che consentono la sua estrazione sono una chance per l’intero Paese. Sarebbe un errore rischiare di mettere a repentaglio un equilibrio già traballante.

Nel caso contrario, quello di una chiamata alle armi di Hezbollah, Israele sarebbe pronta all’apertura di un secondo fronte?

Israele ha diviso le sue forze a metà proprio per questa evenienza. A Gaza, e ai confini del nord, sul Golan, per difendersi all’occorrenza da Hezbollah.

Un’ultima domanda: lei, come esperto di intelligence, come militare addestrato al massimo livello di fanteria, crede che l’esercito israeliano riuscirà a liberare una percentuale alta di ostaggi durante le sue operazioni nella Striscia?

Non lo posso dire. È molto difficile dire. Anche se può sembrare, nessuno si attende veramente una missione di liberazione degli ostaggi con forze speciali elicotteri e scene da film.

In passato ci siete riusciti però, la Sayeret a Entebbe? E non è stato l’unico caso.

Sì, in passato siamo riusciti, ma ora è diverso.

È tutto diverso.

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