"Può far saltare i negoziati tra Israele e Hamas". Polemiche sulla visita del ministro Ben-Gvir alla spianata delle Moschee

La mossa provocatoria del ministro minaccia di interrompere i delicati colloqui volti a raggiungere un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas

"Può far saltare i negoziati tra Israele e Hamas". Polemiche sulla visita del ministro Ben-Gvir alla spianata delle Moschee
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Il ministro della Sicurezza Nazionale di Iasraele, Itamar Ben-Gvir, ha visitato il Monte del Tempio a Gersualemme, il luogo sacro più sensibile della città, per pregare per il ritorno degli ostaggi "ma senza un accordo avventato". La mossa provocatoria del politico di estrema destra minaccia di interrompere i delicati colloqui volti a raggiungere un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas che dura ormai da 9 mesi. La vicenda è avvenuta pochi giorni prima della partenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per gli Stati Uniti, dove parlerà al Congresso. Ben-Gvir ha spiegato, mentre era in piedi di fronte alla cupola dorata della moschea di Al-Aqsa, che "sta pregando e lavorando duramente" per garantire che Netanyahu non ceda alle pressioni internazionali e continui con la campagna militare a Gaza.

La visita di Ben-Gvir

Ben-Gvir aveva visitato il sito in questione l'ultima volta a maggio, per protestare contro il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese da parte di alcuni paesi. Lo ha rifatto adesso, in un momento come detto delicatissimo. Il ministro, tra l'altro, non è nuovo a episodi controversi: è stato condannato otto volte per reati che includono razzismo e sostegno a un'organizzazione terroristica. Da adolescente, ha fatto presente l'Associated Press, le sue opinioni erano così estreme che l'esercito gli aveva persino vietato il servizio militare obbligatorio.

La posizione di Ben-Gvir è altamente strategica. Come ministro della sicurezza, infatti, supervisiona le forze di polizia del Paese. Come partner chiave della coalizione di governo, invece, ha il potere di privare Netanyahu della sua maggioranza parlamentare e di cercare di forzare elezioni anticipate. In passato Ben-Gvir ha usato la sua influenza per portare avanti progetti rilevanti e incoraggiare il primo ministro a proseguire con la guerra a Gaza, nonostante le diffuse richieste di raggiungere un accordo di cessate il fuoco che avrebbe riportato a casa gli ostaggi.

Sono già arrivate le prime reazioni internazionali. La Giordania ha condannato la visita del ministro alla Spianata delle Moschee, il Monte del Tempio per gli ebrei. Amman lo ha definito un passo provocatorio che riflette l'estremismo del governo israeliano e le sue "misure unilaterali e una politica sistematica di violazione degli standard internazionali".

Una mossa provocatoria

Sia gli ebrei che i musulmani "rivendicano" il complesso sulla cima della collina di Gerusalemme. I palestinesi considerano la moschea un simbolo nazionale e vedono visite del genere come provocatorie. Il sito è venerato dagli ebrei come il Monte del Tempio e dai musulmani come Haram al-Sharif. Le tensioni sul complesso hanno alimentato ingenti cicli di violenza.

La tensione continua ad essere alta mentre proseguono, a piccoli passi, i negoziati di pace tra le parti. Funzionari israeliani, dell'Autorità Nazionale Palestinese e degli Stati Uniti hanno tenuto la scorsa settimana un incontro segreto per discutere la riapertura del valico di Rafah tra Egitto e Gaza, nell'ambito di un accordo di cessate il fuoco e di presa di ostaggi, ha riportato il sito di notizie Axios.

Secondo il sito, l'incontro si è tenuto a Tel Aviv e ha visto la partecipazione dell'inviato statunitense per il Medio Oriente Brett McGurk, del capo dello Shin Bet Ronen Bar e dei principali consiglieri del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, Hussein al-Sheikh e il direttore dell'intelligence Majed Faraj.

La notizia, citando tre funzionari israeliani e statunitensi, afferma che gli israeliani hanno sottolineato che Netanyahu era contrario al coinvolgimento diretto dell'Autorità Nazionale Palestinese nella gestione del valico di Rafah e hanno esortato l'Autorità Nazionale Palestinese a inviare persone in veste non ufficiale. L'Autorità Nazionale Palestinese ha rifiutato.

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