Raid in Russia, scudo missilistico e truppe Nato: i segnali della possibile escalation in Ucraina

Il dibattito sull'escalation sembra passare da tre punti focali: raid diretti in Russia, ipotesi di uno scudo aereo per l'Ucraina, eventuali truppe da inviare a al fronte

Raid in Russia, scudo missilistico e truppe Nato: i segnali della possibile escalation in Ucraina
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Allo scoppio della guerra in Ucraina, al di là del supporto materiale ed emotivo, un aspetto fu immediatamente chiaro: Kiev avrebbe dovuto difendersi e resistere da sola. Combattere con e per Kiev, avrebbe infatti significato per l'Europa e per la Nato entrare in guerra contro Mosca. Qualcosa di impensabile, tanto orribile da evocare vecchi fantasmi: nonostante la battaglia ucraina sia stata fin da subito anche una battaglia per l'Europa, nessun partner avrebbe mai pensato di impelagarsi in una guerra in prima linea. Ora, però, qualcosa è cambiato.

L'ultimo tabù sulle armi all'Ucraina

Non a caso il dibattito su quanto e cosa dare all'Ucraina si è trascinato per mesi: dalla semplice artiglieria ai famigerati Leopard, dai droni all'addestramento, dai missili agli aerei. Lo sanno bene a Washington, che per cedere sugli Atacams ha impiegato ben due anni, fino alla dichiarazione a sorpresa di alcune settimane fa: questo tipo di armamento è stato recapitato a Kiev nel marzo scorso in cambio di assicurazioni sull'uso corretto. Ma anche i grandi magnati della tecnologia avevano pensato bene di essere risucchiati in questo dibattito: lo sa bene Elon Musk, che era giunto a "spegnere" Starlink, in alcune fasi, per timore che Kiev usasse la sua tecnologia a scopo offensivo.

Ora però sembrano crollare come tanti birilli i numerosi tabù che hanno riguardato il confine sottile tra offesa e difesa. Preme su questo dettaglio da giorni il segretario della Nato Stoltenberg che sta chiedendo a gran voce agli Alleati di far crollare ogni tipo resistenza sulla destinazione d'uso delle armi concesse a Kiev, affinchè possano essere destinate ad attacchi sul suolo russo. E più di qualcuno, come dimostrano i fatti, avrebbe intenzione di avallare questo passo che potrebbe far transitare il conflitto dalla difesa all'offesa, trascinando l'Occidente sul campo di battaglia. "Si tratta di autodifesa", chiosa Stoltenberg da giorni.

Uno scudo per l'Ucraina

Nell'aprile scorso, la strage conseguente ai raid russi sull'area residenziale di Chernihiv aveva riaperto il dibattito sulla superiorità aerea che Kiev non possiede. Un punto chiaro fin dall'inizio della guerra: senza superiorità sui cieli la guerra non si vince. Anzi, è un miracolo che l'Ucraina sia ancora in piedi, per certi versi. L'idea a cui aspirarsi è quella di un dispositivo simile a quello che ha protetto Israele nelle lunga notte dell'attacco dall'Iran, quando il supporto dei partner occidentali si è rivelato fondamentale nell'intercettare missili e droni.

Quanto alle modalità e ai numeri del supporto, il presidente Zelensky è solito ribadire la necessità di almeno 120-130 velivoli per avere la possibilità di ribaltare le sorti della guerra, ora che la Russia sembra avere la meglio su Kharkiv. In alternativa, sostengono da Kiev, si potrebbe far volare dai Paesi Nato limitrofi dei velivoli in grado di abbattere i missili russi destinati all'Ucraina. Una proposta molto azzardata, che porterebbe la Nato a combattere direttamente contro Mosca. Su questo aspetto, sia il presidente ucraino che il suo Ministro degli Esteri Budanov hanno tentato anche di far leva sul senso di colpa: con lo scudo aereo, tragedie come quella di Chernihiv non si sarebbero verificate, e centinaia di vite umane sarebbero state risparmiate nel corso di due anni.

Uomini della Nato (già) in Ucraina?

Dopo le dichiarazioni al vetriolo del presidente francese Macron sulla possibilità di inviare truppe in Ucraina, il dibattito su questo tema in Europa si è fatto feroce: inviare giovani europei freschi di naja a combattere una guerra che non hanno voluto evoca terribili spettri. Accanto a questa ipotesi, tuttavia, hanno iniziato a rincorrersi le voci sulla presenza-già da tempo-di forze Nato in Ucraina.

Un segreto di pulcinella, secondo molti, esploso nel marzo scorso quando il titolare degli Esteri polacco aveva rivelato di essere a conoscenza della presenza di militari Nato sul suolo ucraino, ma che non avrebbe aggiunto altro sulla questione. Anzi, avrebbe evitato di elencare i Paesi di provenienza "a differenzi di altri".

Poi, era stata la volta di alcuni ufficiali tedeschi intercettati che avevano rivelato la presenza di forze britanniche in loco con lo scopo di addestramento medico. Una dichiarazione pericolosa che tuttavia non sorprese Mosca, che a sua volta rispose di averlo sempre saputo.

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