Guerra in Ucraina

"Mosca ha messo una taglia sulla testa di Crosetto": l'allarme degli 007 italiani

L'allarme dell'intelligence italiana: Mosca avrebbe intenzione di colpire Guido Crosetto. Sulla testa del ministro italiano ci sarebbe una taglia da 15 milioni di dollari

"Una taglia di Mosca sulla testa di Crosetto": l'allarme degli 007 italiani
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Il Cremlino avrebbe messo una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa del ministro della Difesa Guido Crosetto. È questo l’ultimo allarme che, secondo quanto rivelato da il quotidiano Il Foglio, sarebbe stato trasmesso dalla nostra intelligence ai vertici del governo. A quanto pare, dietro alle minacce rivolte a Crosetto ci sarebbe niente meno che Dmitry Medvedev, l’ex presidente russo che lo scorso 28 gennaio aveva definito il ministro italiano uno "sciocco raro".

Crosetto nel mirino del Cremlino

Stando alla ricostruzione, e in attesa di ulteriori dettagli, l’ordine di colpire Crosetto sarebbe (il condizionale è più che doveroso) stato diramato alla Wagner, che potrebbe contare su due cellule in Europa.

Se così fosse, dietro gli insulti via social incassati dal ministro italiano da vari esponenti più o meno vicini al Cremlino – l’ultimo è stato Evgeni Prigozhin, capo del gruppo Wagner – ci sarebbe una minaccia reale. Quanto meno da prendere seriamente in considerazione.

Nello specifico, sembra che l’allarme sulla presunta taglia dei russi piazzata su Crosetto sia arrivato la scorsa settimana, prima delle offese lanciate da Prigozhin all’alto funzionario italiano sul tema dei migranti. E sembra anche che, all’origine delle inquietudini dei servizi italiani, ci siano i continui sfoghi di rabbia perpetuati da Medvedev.

Da mesi, infatti, l’ex delfino di Putin sta attaccando – verbalmente si intende – chiunque. Compresa la leadership politica dell'Italia, accusata da Mosca di non mostrare gratitudine nei confronti della Russia che, durante la pandemia, aveva fornito supporto a Roma.

Una taglia sul ministro italiano?

Ebbene, la personificazione dell’ingratitudine italiana coinciderebbe proprio con Guido Crosetto. Che, circa un mese fa, ha iniziato ad essere colpito dal fuoco verbale di Mosca.

Il ministro della Difesa italiano aveva infatti dichiarato che la Terza Guerra Mondiale sarebbe scoppiata quando i carri armati russi sarebbero arrivati a Kiev. Secca e cruda la replica russa affidata a Medvedev, che in quell’occasione ha definito Crosetto uno "sciocco raro".

Un semplice sfogo, un delirio mediatico? Non secondo l’intelligence italiana. Medvedev, infatti, oltre ad essere un uomo di fiducia di Putin – che non a caso gli ha consentito di ricoprire l’incarico di leader russo tra il 2008 e il 2012 – è anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza.

Stiamo parlando di un organo centrale nel sistema di potere dello stesso Putin, al cui vertice spicca Nikolai Patrushev, a lungo generale dei servizi segreti russi. Unendo questi punti, c’è dunque chi sostiene che le esternazioni di Medvedev non sarebbero affatto scollegate a Mosca. Anzi: rifletterebbero i pensieri del Cremlino.

Il possibile ruolo della Wagner

L’ultimo attore di questa spy story è il gruppo Wagner. A questi combattenti sarebbero rivolti gli appelli di Medvedev. Che, dal canto suo, si sarebbe limitato ad elencare una serie di personaggi rilevanti nel mondo politico occidentale da colpire senza pietà. Tra questi nomi ci sarebbe anche quello di Crosetto, con tanto di una ipotetica richiesta arrivata da Mosca quantificabile in 15 milioni di dollari.

Pochi giorni fa Crosetto, parlando di immigrazione, ha tirato in ballo l’ipotesi secondo cui la Russia – che indirettamente controlla diverse aree dalle quali parte l’esodo dei migranti - starebbe utilizzando la bomba migratoria come arma in una eventuale guerra ibrida. Ebbene, ha sottolineato ancora Il Foglio, se la reazione di Prigozhin alle parole del ministro italiano è stata così forte, allora la minaccia del Cremlino non può essere sottovalutata.

E chi dovrebbe portare a termine la missione? Due cellule della Wagner incastonate nel cuore dell’Europa. Una risulterebbe attiva nei Balcani, tra la Serbia e l’Albania, mentre l’altra nei Baltici, con sede in Estonia. Si parla di un paio di manipoli di alcune decine di effettivi. Una pattuglia potrebbe staccarsi da uno dei due gruppi per compiere azioni mirati.

Anche in Italia.

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