
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante una conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio nello Studio Ovale della Casa Bianca, ha affermato di aver deciso di inviare all'Ucraina i missili da crociera “Tomahawk”.
La decisione era stata ventilata da giorni, e il Cremlino aveva affermato che qualora si fosse intrapresa questa strada, si sarebbe innescata una nuova escalation, come affermato dal presidente russo Vladimir Putin il 2 ottobre parlando al Valdai Discussion Club di Sochi. Secondo Putin, l'invio dei missili da crociera causerebbe ulteriori danni alle relazioni tra Russia e Stati Uniti perché sono “un'arma potente” e “rappresentano una minaccia”, pur specificando che “naturalmente questo non cambierà affatto l'equilibrio di potere sul campo di battaglia” e che le forze armate russe possono abbatterli. Il leader del Cremlino ha tenuto a specificare anche che l'uso dei “Tomahawk” da parte delle forze ucraine prevedrebbe sicuramente la partecipazione di personale statunitense, facendo segnare una fase del tutto nuova nell'escalation del conflitto.
Il presidente russo, al di là della propaganda di guerra di Mosca che parla di nuove escalation per qualsiasi sistema d'arma fornito dagli Stati Uniti all'Ucraina (dall'Himars ai carri armati “Abrams” passando per i missili Atacms), ha però sollevato involontariamente una questione tecnica non indifferente: come potranno usare i “Tomahawk” gli ucraini?
Il missile da crociera “Tomahawk” è disponibile nell'arsenale statunitense in quattro varianti (Block II, III, IV e V), ciascuna delle quali con capacità diverse, tra cui la gittata massima, che spazia dai 1250 ai 2500 chilometri. Il missile ha un carico utile di 454 chilogrammi che può ospitare una testata unica ad alto potenziale, a frammentazione e submunizioni. Non è un vettore supersonico: il missile viaggia a una velocità di crociera di circa 900 km/h, ma può seguire una rotta preimpostata secondo diversi punti di via e modificare la sua quota di volo.
Tutti i “Tomahawk” sono lanciabili, oggi, solo da tre piattaforme: da sottomarini, da navi di superficie dotate di sistema VLS tipo Mk-41 (come ad esempio i cacciatorpediniere classe Arleigh Burke), e dal sistema mobile terrestre “Typhon”, che l'esercito degli Stati Uniti sta cominciando da poco a vedere in servizio.
Una batteria di “Typhon” è composta tra tre o quattro lanciatori per missili costituiti da un semirimorchio che monta un complesso sollevabile di quattro celle di lancio per missili. In totale, quindi, una batteria di “Typhon” può avere sino a 16 missili pronti al lancio. Il problema però, per quanto riguarda l'invio in Ucraina dei missili, è che l'esercito statunitense non ha ancora un numero sufficiente di questi mezzi e sostanzialmente, il sistema è ancora in fase di prova: il 16 luglio 2025 è stato eseguito con successo il primo test di fuoco di un “Typhon” al di fuori degli Stati Uniti continentali, condotto nel Territorio del Nord, in Australia, durante l'esercitazione Talisman Sabre 25.
Considerando quindi che i “Tomahawk” possono solo essere lanciati da navi, sottomarini, e dal sistema “Typhon”, il cui numero è ancora esiguo nello U.S. Army, come useranno il missile gli ucraini (escludendo chiaramente le prime due opzioni)? Gli Stati Uniti sposteranno una batteria o un singolo lanciatore “Typhon” in Ucraina?
In quest'ultimo caso lo sforzo logistico non sarebbe irrisorio considerando le dimensioni del semirimorchio, del trattore e dei mezzi per il puntamento e per il lancio del missile. Occorrerebbero più viaggi dei più grandi aerei da trasporto che possiede l'U.S. Air Force (il C-5 “Galaxy”) e un considerevole apporto di specialisti statunitensi – probabilmente in Polonia – per istruire gli ucraini e rendere operativa la batteria.
Il punto fondamentale però è il seguente: la cessione dei missili “Tomahawk” e relativo sistema di lancio ha un costo politico e militare importanti, in quanto mostrerebbe la volontà di Washington di impegnarsi anche a costo di
privarsi di un nuovo sistema che è in fase di ingresso in servizio. Siamo davvero sicuri di non trovarci davanti all'ennesimo bluff di Trump per cercare di spingere Putin a cessare gli attacchi all'Ucraina?