“Abbiamo ricevuto una dura lezione in Ucraina. Pensavamo che il 70% della popolazione fosse dalla nostra parte, ma si è scoperto che il popolo ucraino era contro di noi. Questo è un fallimento dei nostri servizi segreti”.
Queste dichiarazioni sono state fatte dal generale Vladimir Chirkin, militare di carriera dell'esercito russo che è stato comandante del Distretto militare Centrale nel 2010 e successivamente comandate delle forze terrestri russe.
In un video che sta circolando sui social in questi giorni, il generale – condannato per corruzione nell'agosto del 2015 ma riabilitato quattro mesi dopo – afferma anche che “tutte le guerre hanno un fine, e in questa guerra il fine, stabilito da Putin, era quello della denazificazione e demilitarizzazione dell'Ucraina, da ottenere con una pianficazione tattica, operativa e strategica” aggiungendo che “non intendo criticare nessuno, ma è mia opinione che la Russia ancora una volta, come successo negli anni e nei secoli passati, ha sottostimato il nemico e sovrastimato il potenziale delle proprie truppe”. Il generale Chirkin continua quella che è a tutti gli effetti una reprimenda affermando anche che “se vi ricordate tutti, all'inizio della guerra, dicevano che sarebbe durata 3 giorni” mentre ora sono rimasti impantanati, e che “farò una dichiarazione che non piacerà alla comunità dell'intelligence, ma il cui caso è stato espresso dalla leadership: dire che il 70% degli ucraini era dalla nostra parte e il 30 contro è stata una falsa informazione, era vero il contrario. E a cosa a portato? Lo vediamo. Che nella prima settimana, letteralmente, abbiamo subito una durissima e crudele lezione”.
Il generale si sta riferendo al fatto che le forze russe erano entrate in Ucraina con la certezza che il Paese sarebbe capitolato entro pochissimi giorni, appunto perché, secondo quanto aveva erroneamente riportato l'intelligence russa, la popolazione attendeva di essere “liberata” dai russi, ma tutto questo si è rivelato falso anche per le province più russofone come quelle orientali, dove la popolazione, vistasi bombardata, ha condiviso la causa delle resistenza all'invasione.
Quanto afferma il generale Chirkin non è frutto di fantasia o del suo essere inviso al Cremlino: l'ufficiale, ormai in pensione, parla in modo accorto ed esprime una critica all'intelligence, non alla dirigenza dello Stato. La sua retorica è quella di un uomo che avrebbe voluto che l'operazione militare speciale fosse stata organizzata meglio, e non quella di un dissidente.
Dal punto di vista della storia di questa guerra, Chirkin ci conferma quello che avevamo dedotto durante le prime settimane di guerra, quando avevamo analizzato la tipologia della resistenza ucraina ed evidenziato gli errori russi del piano di invasione. Avevamo, ad esempio, osservato come l'intelligence avesse anche fallito a individuare le batterie mobili di missili da difesa aerea e le basi dove erano stati dispersi i cacciabombardieri ucraini, mentre la questione del consenso popolare ci era stata resa evidente dalle stesse immagini provenienti dal fronte, dove l'avanzata russa era stata accolta da una pioggia di missili anticarro invece che di fiori.
La conferma indiretta del fallimento dell'intelligence ci è arrivata quando la presidenza russa ha eliminato alcuni vertici dei servizi di informazione dell'FSB. Fornire al Cremlino informazioni di intelligence sull'Ucraina era da tempo compito del quinto servizio dell'FSB, ma dopo il fallimento dimostrato dall'andamento del conflitto la presidenza russa ha sollevato il servizio da tale responsabilità affidandola al GRU, il servizio segreto militare.
Non è mai stato chiaro quando fosse avvenuto questo passaggio di consegne forzato, ma si ritiene sia avvenuto a marzo del 2022 quando sono stati arrestati alcuni vertici dell'FSB tra cui il generale comandante del servizio Sergei Beseda.