Guerra in Israele

Il vertice di pace, gli scontri a Nord e gli ostaggi: cos'è successo oggi tra Israele e Hamas

Al confine con il Libano continuano gli scontri tra le Idf e le milizie degli Hezbollah. Il summit di pace a Il Cairo si è concluso con un nulla di fatto. Proseguono le trattative per la liberazione degli ostaggi, ma Hamas non ha intenzione di rilasciare i soldati catturati fino a che l'aviazione israeliana continua con i bombardamenti

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Anche oggi l'aviazione israeliana ha continuato a bombardare le postazioni di Hamas e di Hezbollah a Gaza e nel sud del Libano. Un altro leader dei terroristi palestinesi, il comandante militare Talal Al Hindi, è stato ucciso nei raid. Il vertice di pace a Il Cairo, organizzato dal presidente egiziano al-Sisi, si è concluso con un nulla di fatto per le divergenze tra i due "blocchi", occidentale e arabo, mentre Hamas ha fatto sapere di avere intenzione di chiudere la questione degli ostaggi civili il prima possibile.

Tensione al confine nord: continuano le provocazioni di Hezbollah

Il fronte settentrionale è stato teatro di scontri e schermaglie anche oggi. Nella notte, l’esercito israeliano ha colpito diversi obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano, tra cui una “serie di strutture militari utilizzate” dalle milizie sciite filo-iraniane “per esigenze operative” e un lanciamissili anticarro puntato contro lo Stato ebraico. Nel corso della giornata, le forze governative di Beirut hanno scoperto altri sistemi del genere e hanno proceduto a smantellarli.

Le Idf hanno anche fatto sapere di essere pronte per tutti gli scenari possibili sui vari fronti e che continueranno a proteggere “la sicurezza dei cittadini israeliani”. Fonti militari, inoltre, hanno comunicato di aver cambiato la definizione di “obiettivi legittimi” in modo che essa comprenda anche le case private dove i terroristi si nascondono o accumulano armamenti. Le Idf hanno comunque assicurato che non colpiranno le aree dove vengono distribuiti gli aiuti umanitari, a meno che da esse non partano razzi diretti contro il territorio ebraico.

Il fallimento del vertice di pace a Il Cairo

Il summit a Il Cairo si è concluso con un nulla di fatto. Le delegazioni dei Paesi arabi e occidentali non hanno trovato l’accordo per una dichiarazione finale condivisa da tutti. Fonti diplomatiche di alto livello hanno spiegato che “i rappresentanti occidentali volevano che la dichiarazione includesse solo una condanna di Hamas, mentre si rifiutavano di condannare Israele per l'uccisione di migliaia di civili a Gaza o di chiedere un cessate il fuoco urgente e l'ingresso di aiuti nella Striscia”.

Il vertice per la pace, fortemente voluto dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, ha visto la partecipazione di diverse personalità di alto livello. Per il “blocco occidentale” sono giunti a Il Cairo la premier Giorgia Meloni, lo spagnolo Pedro Sanchez, i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e l'altro rappresentante per la Politica estera europea Josep Borrell. Gli Stati Uniti hanno inviato solo l’incaricato d’affari per l’ambasciata.

Per il “blocco arabo”, invece, hanno presenziato al-Sisi, dal leader dell'Anp Abu Mazen, il ministro degli Esteri turco, i re di Giordania e Bahrein Abdallah e Hamad bin Isa Al Khalifa, l'emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani e il presidente degli Emirati Mohammed bin Zayed.

Invitati al summit anche Cina e Russia, rappresentanti rispettivamente da vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e l'inviato di Pechino per il Medio Oriente, Zhai Jun.

"Cauta speranza" per gli ostaggi, ma resta il nodo dei militari

I negoziatori impegnati nelle trattative per il rilascio degli ostaggi hanno espresso un “cauto ottimismo” dopo il rilascio delle due cittadine americane, Judith Raanan e la figlia Natalie, liberate grazie alla mediazione del Qatar. Un diplomatico ha ricordato che “gli israeliani sono chiari nel dire che non vogliono parlare fino a quando gli ostaggi non saranno rilasciati, quindi sarebbe meglio per Hamas rilasciarli velocemente”, per favorire un dialogo di più ampio respiro e una mediazione efficacie.

Il portavoce di Hamas in Libano, Osama Hamdan, ha confermato all’Ansa che il gruppo terroristico vorrebbe chiudere la questione degli ostaggi civili il più in fretta possibile, ma che i militari delle Idf catturati durante il blitz del 7 ottobre non verranno liberati “finché Israele non porrà fine alla sua aggressione contro Gaza e i palestinesi”.

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