Guerra in Ucraina

"Ecco perché non si può trattare con Putin"

Il presidente ucraino, ospite del Forum The European House-Ambrosetti a Cernobbio, ha commentato la recente scomparsa dell'ex capo della Wagner Evgenij Prigozhin, accusando il Cremlino di averlo ucciso. "Putin non sa mantenere le sue promesse"

Zelensky: "Ecco perché non si può trattare con Putin"
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Di Vladimir Putin non ci si può fidare. Parola del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha confermato il suo giudizio sulla condotta del suo omologo russo durante un intervento in collegamento al Forum The European House-Ambrosetti di Cernobbio. Tale stoccata non è una novità, ma a rafforzare il ragionamento di Zelensky è stata la recente scomparsa dell'ex capo del gruppo Wagner Evgenij Prigozhin. La morte di Prigozhin, avvenuta in uno schianto aereo, è stata imputata al Cremlino sin dalle prime ore dopo l'incidente. Un'accusa ora sostenuta con forza anche da Kiev. "Se è vero che Putin ha ucciso Prigozhin, stiamo ancora aspettando conferma di questo, ci sta ulteriormente mostrando la sua debolezza. La promessa di certe garanzie a Prigozhin e poi la sua uccisione significa quanto deboli siano le parole di Putin. È impossibile andare a negoziare con Putin perché non riesce a mantenere le sue stesse parole e promesse", ha detto il capo dello Stato ucraino. "Non ci preoccupa il fatto che sia stato ucciso un terrorista – precisa –, ma tutto questo conferma che non possiamo fidarci di Putin e che la sua parola non vale nulla. Aveva paura di Prigozhin e quindi lo ha gestito come abbiamo visto".

Cosa pensano Putin e Zelensky l'uno dell'altro

Tra i due leader non è mai esistito un buon rapporto, nemmeno prima che scoppiasse la guerra nel 2022. Un anno fa il governo di Kiev, in risposta all'annessione illegale delle regioni occupate, ha introdotto un decreto che vieta qualsiasi colloquio di pace diretto con l'attuale presidente della Federazione russa. Zelensky, che ha incontrato Putin una sola volta a margine di una riunione del Formato Normandia nel 2019, ha definito più volte il capo del Cremlino un leader "debole" il cui potere si sta "sgretolando". Un pensiero, questo, rilanciato dopo la rivolta armata dei mercenari della Wagner a giugno di quest'anno. "La debolezza – ha aggiunto il presidente ucraino a Cernobbio – si rivela nel modo in cui governa lo Stato. Putin non riusciva a difendere il suo Stato e questo significa debolezza. La marcia su Mosca significa che non tutte le forze erano sotto il controllo di Putin e questo significa debolezza".

I commenti giunti da Mosca sono stati sempre parimenti ostili. Putin nel 2022 ha giustificato la guerra in Ucraina paragonandola alla Grande guerra patriottica (il nome con cui è conosciuta la Seconda guerra mondiale in Russia) combattuta contro la Germania di Hitler poiché si tratterebbe di una "liberazione dalla feccia nazista". All'inizio delle ostilità sono inoltre falliti tutti i tentativi di assassinare Zelensky, proposta peraltro condivisa a più riprese da altri esponenti di spicco del Cremlino, tra cui l'ex presidente Dmitry Medvedev. Dichiarazioni che allontanano l'orizzonte di un accordo, impensabile mentre i due eserciti sono impegnati in sanguinose battaglie per il controllo del territorio. Il negoziato potrebbe essere mediato da nazioni o interlocutori terzi (sono in corso sforzi da parte del Vaticano e della Cina), ma mancano tuttora le basi per raggiungere un compromesso duraturo.

Su cosa potrebbero trattare Ucraina e Russia

Kiev ha diffuso un piano in dieci punti per la pace, che non va confusa con un cessate il fuoco o un armistizio che cristallizzerebbe la situazione sul campo, imperniato sulla richiesta tassativa avanzata alla Russia di "ritirare tutte le sue truppe e formazioni armate dal territorio ucraino", in modo da "ripristinare il controllo delle frontiere". Questa è la conditio sine qua non per qualsiasi futuro accordo e la parte centrale del piano dell'Ucraina, che vorrebbe anche delle garanzie di sicurezza stabilite da una conferenza internazionale organizzata dopo il conflitto.

La Russia, invece, si è mostrata intransigente e non ha mai preso seriamente l'invito a richiamare i suoi soldati. Di trattative non si è più discusso da quando sono collassati i colloqui in Bielorussia nel marzo 2022. All'epoca era stata offerta la rinuncia all'adesione dell'Ucraina alla Nato, ma Mosca ha rifiutato, come rivelato dal vice capo di gabinetto russo, Dmitry Kozak.

Un tema che potrebbe ridurre a più miti consigli Vladimir Putin potrebbe essere il futuro della Crimea. La penisola, occupata dal 2014, è militarizzata in ogni suo punto e le forze di Kiev stanno premendo sul fronte sud per eliminare il cosiddetto ponte terrestre che si sviluppa lungo le città chiave di Mariupol, Melitopol e Berdyansk (bersagli della controffensiva estiva), continuando nel frattempo a organizzare atti di sabotaggio, bombardamenti e raid tattici contro il ponte di Kerch con lo scopo di paralizzare tutte le attività dei russi.

In un'intervista rilasciata alcuni giorni fa alla giornalista Natalia Moseichuk, Zelensky ha però avvertito che potrebbe non essere necessario combattere in Crimea per liberarla. Il presidente ucraino è convinto che basterà la sola minaccia di essere arrivati ai confini della penisola per determinarne lo status. In quel caso, dunque, una soluzione politica sarebbe inevitabile. "Senza la Crimea, senza il Donbass e i territori occupati non ci potrà essere una pace sostenibile in Ucraina e quindi nemmeno nell'area europea. L'Ucraina essendo una nazione civilizzata non riconosce la parte di Crimea che appartiene alla federazione russa, altri Paesi non riconoscono questo e quindi la situazione non è sostenibile e ci sarà un caos permanente, è questo che cerca la Russia. Questo può essere risolto in modo diplomatico o militare.

Le truppe russe dovrebbero lasciare la penisola senza ulteriori pressioni, consentirebbe di risparmiare vite", ha ricordato Zelensky oggi al Forum Ambrosetti.

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