"Zelensky più flessibile sulla fine della guerra". Summit con Macron e Meloni, domani dal Papa

Fonti Nato: "Aperto un diverso approccio". Lui: "Nel 2025 pace possibile". Mosca: "L'Occidente alza il rischio di guerra atomica"

"Zelensky più flessibile sulla fine della guerra". Summit con Macron e Meloni, domani dal Papa
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Più consigli che rassicurazioni. Forse è questa la chiave di lettura della nuova «tournée» di Zelensky in Europa. Ieri il presidente ucraino ha visto a Dubrovnik, nell'ambito del vertice Ucraina-Europa sud-orientale, il premier croato Plenkovic. Oggi sarà prima all'Eliseo da Macron, poi volerà a Roma per incontrare in serata la premier Meloni a cena a Villa Pamphilj. Venerdì mattina verrà ricevuto in Vaticano da papa Francesco e nel pomeriggio bilaterale a Berlino con Scholz. L'Occidente è ancora disposto a sostenere la causa di Kiev, ma un passo indietro di Zelensky su alcune posizioni troppo ferree potrebbe aprire importanti scenari di trattative. Gli alleati dell'Ucraina stanno percependo che potrebbe essere pronto ad adottare un approccio più flessibile nell'esaminare i modi per contribuire a porre fine alla guerra. Del resto lui stesso ieri sera su X sembra aprire: «A ottobre, novembre e dicembre, abbiamo una vera possibilità di muovere le cose verso la pace e una stabilità duratura. La situazione sul campo di battaglia crea un'opportunità per un'azione decisiva per porre fine alla guerra non più tardi del 2025». I funzionari ucraini hanno chiarito che sono pronti ad ammettere che la guerra deve finire. Del resto la perdita di Vuhledar ha esacerbato la crisi della difesa ucraina.

L'offensiva della Russia a est, i costanti attacchi aerei, la lenta assistenza degli alleati e la minaccia di un inverno molto freddo, sono circostanze che portano a invocare con maggior insistenza un cessate il fuoco. Senza dimenticare le minacce nucleari esternate in più di un'occasione da Putin, e ribadite ancora ieri dalla portavoce del ministero degli Esteri Zakharova che dice: «Il pericolo di una guerra nucleare è aumentato per le politiche distruttive dell'Occidente». Tuttavia Zelensky insiste per una visione più edulcorata, sostenendo che «entro novembre sarà pronto il documento che delineerà le condizioni dettagliate per la giusta fine della guerra nel 2025», invita l'Ue a unire tutta l'Europa «nel sostegno al popolo ucraino», e in serata aggiunge che «Biden ha le idee chiare su come aiutarci a vincere». Così facendo però sta andando incontro a una sovresposizione mediatica che fa vacillare credibilità e leadership. A far pressioni sul presidente nel cambiare rotta è anche il suo più fidato consigliere, Mychajlo Podoljak (denunciato ieri per ingerenze da alcune testate di Kiev), che non ha mai manifestato entusiasmo sul «piano della vittoria» da presentare a Ramstein. Vertice che non si terrà più il 12 ottobre, ma forse il 17 a Bruxelles, a livello di ministri, in occasione della Ministeriale di Difesa promossa dalla Nato. Non avrà luogo nemmeno l'incontro a quattro previsto per sabato tra Biden, Scholz, Macron e Starmer. Il presidente americano Biden aveva rinviato il suo viaggio a causa dell'uragano Milton che si sta dirigendo verso la Florida. Queste le voci ufficiali, ma sottotraccia negoziatori di Nato, Usa, Gran Bretagna, Germania, Turchia, e persino Cina, sono al lavoro per valutare scenari che possano indirizzare i duellanti verso la strada della diplomazia.

Sul campo le forze russe hanno riconquistato due villaggi nella regione di Kursk. L'esercito di Kiev ha attaccato a un deposito di munizioni di fornitura nordcoreana nel Bryansk. Gli Iskander russi hanno annientato il sistema missilistico antiaereo Patriot a Dnipropetrovsk.

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