Volodymyr Zelensky a Roma: è questa l'indiscrezione rimbalzata sulle principali agenzie di stampa italiane nella serata di giovedì 11 maggio. Il presidente ucraino, secondo fonti vaticane e parlamentari citate dall'Ansa, dovrebbe recarsi nella Capitale tra sabato 13 e domenica 14 maggio per un'udienza con Papa Francesco. L'eventuale incontro con Sua Santità potrebbe anticipare o arrivare dopo un faccia a faccia con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con il presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni. I due leader si erano già visti durante la visita ufficiale del capo del governo italiano a Kiev lo scorso 21 febbraio. Secondo Agi, le diplomazie dei due Paesi sarebbero al lavoro per programmare la giornata.
Il viaggio europeo di Zelensky
Zelensky sarà protagonista di un tour dell'Europa occidentale in quei giorni. Prima del possibile viaggio "lampo" a Roma, infatti, il capo di Stato ucraino raggiungerà Berlino, dove alla presenza del cancelliere Olaf Scholz e del presidente tedesco Frank Walter Steinmeier riceverà il Premio Carlo Magno nella sala dell'incoronazione del municipio di Aquisgrana.
La venuta del presidente ucraino in Italia non è ancora confermata. "Con Zelensky non si può mai essere certi", rivelano fonti vaticane. Al momento il colloquio con Bergoglio (il secondo dopo quello del 2020) è soltanto un'ipotesi che circola – con insistenza – negli uffici della Santa Sede, che sta tentando un'ardua mediazione tra gli Stati belligeranti. E i dubbi non sono ingiustificati. Quando sulla stampa tedesca è stata annunciata la visita in Germania, Kiev ha reagito minacciando di annullare i piani, denotando una certa irritazione per la fuga di notizie. Gli spostamenti del presidente di una nazione in guerra devono avvenire prendendo tutte le precauzioni del caso, essendo Zelensky un bersaglio facile di chi, soprattutto in Russia, lo vorrebbe morto. Minaccia, peraltro, reiterata una settimana fa quando Dmitry Medvedev ne ha chiesto l'eliminazione fisica, in risposta al presunto attentato con i droni contro Putin al Cremlino.
La missione per convincere gli alleati a ricevere nuove armi
Ad ogni modo, non è difficile immaginare gli argomenti che saranno affrontati durante i vertici nelle capitali europee. La delegazione ucraina spingerà per ottenere i tanto agognati caccia occidentali, in cerca di una svolta che a Kiev si brama dall'inizio di quest'anno, dopo l'invio dei carri armati Leopard tedeschi e degli Abrams statunitensi. Da Roma, impegnata contemporaneamnte sul fronte ricostruzione, il sostegno agli sforzi bellici del Paese invaso da Mosca è stato costante e rivendicato dall'esecutivo di Giorgia Meloni: oltre ai corazzati, l'Italia ha mandato munizioni e sistemi di difesa aerea Skyguard, Spada e Samp-T.
L'attesa per le nuove armi dunque sta mostrando la paura del governo ucraino: se l'esercito non è pronto, allora non c'è motivo di ordinare alle truppe al fronte di avviare le operazioni. Timori, questi, espressi dallo stesso Zelensky in un'intervista rilasciata alla Bbc. Parlando con l'emittente britannica, il presidente ucraino ha richiamato alla pazienza, poiché un attacco adesso porrebbe i suoi militari di fronte a enormi rischi. Mancano i veicoli blindati, che "arrivano a lotti" dall'Occidente, ma la ratio per non far partire la controffensiva ora è una sola: la prudenza.
"Perderemmo molte persone. Penso che sia inaccettabile. Quindi dobbiamo aspettare. Abbiamo ancora bisogno di un po' più di tempo", ha ammesso.
Nel frattempo, il leader ucraino ha incassato un'altra concessione dall'alleato Nato più generoso e attivo da prima che iniziasse la guerra: Londra consegnerà i missili a lungo raggio "Storm Shadow", grazie ai quali Kiev potrà colpire obiettivi fino a 250 km di distanza, ben oltre gli attuali 80 km di gittata dei sistemi Himars in dotazione da quasi un anno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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