Ha ragione Gnocchi. È tornato anche Moggi

Ha ragione Gnocchi. È tornato anche Moggi

Aiuto! È scattato il piano Marshall per la Vecchia Signora disastrata, che se non va in Champions League «perde 70 milioni di euro», parole e musica di casa bianconera. «Castigat ridendo mores» disse il letterato francese Jean de Santeuil (1630-1697) a proposito del celebre Arlecchino Domenico Biancolelli invitato a corte da Mazarino. Beh, qualcuno ha letto il salace aforisma di Gene Gnocchi in prima pagina della Gazsport? «Zac: Sono tornate grinta, concentrazione e la voglia di vincere. E a giudicare dal rigore che ci hanno dato, deve essere tornato anche Moggi».
Pure se tutto passa, in fondo il calcio è un gioco, è sacrosanto dire pane al pane. Del Piero, recidivo: vergogna! Arbitro Mazzoleni, recidivo: vergogna! Assistente Copelli, recidivo: vergogna! Viene promosso ad astuzia farsi fallo da solo? Chi ci sta si vergogni. A partire dal 4° posto che vale la Champions, questo dovrebbe correttamente recitare la classifica di serie A a 14 tappe dal traguardo: Napoli e Sampdoria punti 39, Palermo 37, Genoa e Juventus 36, Cagliari 35 (gara con l'Udinese da recuperare). La differenza con quel che ci tocca leggere non è trascurabile.
Sia come sia, continua imperterrita la marcia trionfale blucerchiata: gustando una Fiorentina alla brace, la Sampdoria di Del Neri priva di Cassano festeggia il bis del poker vincente dell'andata con Cassano. Davanti a Storari che infonde fiducia nei tosti centrali Gastaldello e Lucchini felicemente armonizzati con i laterali Zauri e Ziegler, si vede infine all'opera una squadra corta, compatta, dal pressing asfissiante che favorisce la linea difensiva ad applicare ottimamente il fuorigioco. Quanto alle eccellenze, la doverosa rassegna parte dall'autorevole capitan Palombo assistito a turno dal talentuoso onnipresente Poli e dall'altrettanto gagliardo Tissone, passa per le ali Semioli (13 presenze in squadra, 26 punti in saccoccia!) e Guberti (altro acquisto azzeccato) che finalmente «volano», e si conclude con il bomber Pazzini in odore d'azzurro; con nota di merito per il generosissimo Pozzi, intemerato cacciatore di palloni e di avversari con cui fare a botte allo stremo, che l'allenatore - ironia della sorte - avrebbe voluto far cedere sul mercato di gennaio…
La Sampdoria di Del Neri è ora quarta in classifica in compagnia del Napoli di Mazzarri, vantando 13 punti in più della Sampdoria di Mazzarri che 12 mesi fa era quindicesima. Mandato agli atti, con la pubalgia, l'exploit mediatico al Festival canoro che fece preventivamente salire la mosca al ragguardevole naso di Del Neri, Cassano avrà modo di farsi trovar pronto per le ultime 12 partite in cui il valore aggiunto di Fantantonio potrebbe fungere da chiave per riaprire alla Sampdoria una porta europea. Quale? Con la Juve che chiede assistenza e il Napoli che al dunque - garantito - non sarà da meno, pensare alla Champions mi pare francamente azzardato. Ma mai dire mai.
Del resto, chi l'avrebbe detto che la Signora del calcio dalla bacheca che esonda avrebbe avuto bisogno di colpire a tradimento per domare un branco di intrepidi grifoncini ridotti all'osso, guidati dallo stupefacente Cavallo Pazzo Marco Rossi ("Spuntavano da ogni parte come gli indiani", parola di Zaccheroni)? Chi l'avrebbe detto che a quattro mesi dal Mondiale il giocatore italiano maggiormente degno della Nazionale sarebbe risultato il prodigioso tuttofare Marco Rossi, quasi trentadueenne ex ipocondriaco miracolato dal professor Gasperini?
Apposta si chiama «gioco del calcio». Perché è un gioco. Un gioco, che fa parlare e tacere. Apposta piace. Apposta intriga. Sennò perché per vero pochi pretendono di essere profondi conoscitori di atletica leggera, di nuoto, di sci, di scherma, di golf, mentre la sola Italia vanta 50 milioni abbondanti di citì del calcio?
La Sampdoria parte a settembre sprintando come una Ferrari al volante di Fantantonio, vince quattro partite in fila con Pazzini e Mannini che fanno sfracelli, dopo la «nona» vanta 20 punti (alle spalle dell'Inter) che potrebbero essere 24 se contro Parma e Lazio gli arbitri Mazzoleni (toh!) e Orsato le avessero concesso tre rigori (e relative espulsioni dell'avversario «ultimo uomo») di evidenza solare. Mentre non c'è media scritto o televisivo che non «pretenda» che Lippi chiami quel «mostro» di Cassano in Nazionale, tutti a parlare d'Europa e preferibilmente di Champions. Beh, la Samp va in casa Juve e patatrac: facce pallide, vitelli in pancia, braccia penzoloni, e la Zebra le assesta cinque feroci zoccolate. Dopo la «tredicesima» (vittoria con molti brividi sul Chievo) è però ancora quarto posto a quota 24. E naturalmente si riparla di Champions. Ma ecco il derby. Gigi Del Neri, chissà cosa gli passa per la testa, semplicemente evita di «prepararlo». Risultato: facce pallide, vitelli in pancia e braccia penzoloni al cubo. A farla breve, dopo 11 incontri da 7 punti - la difesa fa acqua, l'attacco non segna, la squadra è lunga come la fame, i «cugini» la scavalcano… - non c'è chi non veda che avanti così si rischia seriamente la retrocessione in B.
Tutti invocano la scossa. Per darla, Del Neri al bivio: o ne fa fuori sette che non stanno più in piedi o ricorre all'elettrochoc rinunciando ruvidamente all'eroe eponimo Antonio Cassano. Roulette russa: Gigi si punta la pistola alla tempia, dice ai ragazzi prendete la clava e dateci dentro uno per tutti e tutti per uno, preme il grilletto, clic! Quattro partite della Sampdoria senza Cassano, 12 punti in saccoccia e si riparla d'Europa, anzi di Champions. E se sabato sera a casa Mourinho?... Il calcio è un gioco, che fa parlare e tacere a giro di posta.
Di sicuro c'è solo che Sampdoria e Genoa, per la risonanza che creano, meritano di poter giocare su un prato di casa degno di questo nome.

L'immagine televisiva di Pazzini che per due volte vola in solitudine verso la porta della Fiorentina e per due volte affonda nella sabbia incespicando sul pallone, è sintomatica. Se chi governa a Tursi non è in grado di rendersi conto di che tipo di messaggio stia mandando oltre appennino la Superba, prenda le proprie cose a vada a casa.

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