Haiti, l’epidemia di colera supera quota mille vittime I medici volontari: "Aiuto"

Nell'isola già devastata dal terremoto l'epidemia di colera sta sterminando i sopravvissuti. La gente attacca i caschi blu dell'Onu perché è stata fatta girare la voce che contribuiscono al contagio

Haiti, l’epidemia di colera 
supera quota mille vittime 
I medici volontari: "Aiuto"

Port au Prince - Non si intravede la fine dell’epidemia di colera che ha colpito Haiti, mentre la situazione generale dell’ordine pubblico nel Paese rischia di sfuggire al controllo delle autorità locali e internazionali. Il bilancio delle vittime ha superato i mille morti, con un totale di 1.034 decessi, 38 dei quali nella capitale Port au Prince. I ricoveri sono arrivati a 16.800, in continua e allarmante crescita.
La situazione nel Paese caraibico devastato dal terremoto lo scorso 12 gennaio è sempre drammatica. Continuano in particolare gli scontri a Cap-Haitien, seconda città di Haiti, dove un consistente gruppo di persone ha manifestato contro il contingente nepalese dei caschi blu dell’Onu, che alcuni considerano (non si sa su quale base concreta) responsabile della diffusione dell’epidemia di colera.
Intanto Medici senza Frontiere, impegnata direttamente a Haiti, lancia l’allarme: le organizzazioni attualmente coinvolte non possono fronteggiare da sole una simile emergenza e le violenze contro i caschi blu non fanno che aggravare la situazione. «Le previsioni a breve e lungo termine indicano che la situazione peggiorerà ancora, prima di migliorare», dice Stefano Zannini, capo missione di MSF nel Paese caraibico. «In diverse zone del nord e in altre parti del paese, gli ospedali continuano a ricoverare casi sospetti di colera nonostante siano ormai pieni. Bisogna però ancora sviluppare l’accesso a fonti d’acqua potabile, oltre ai sistemi di gestione dei rifiuti e a sepolture sicure, per rendere efficace la prevenzione e la cura. Quando le persone terminano il trattamento e lasciano i centri sanitari - prosegue Zannini - tornano in aree potenzialmente infette. Qui a Port-au-Prince, un milione e 400mila persone vivono ancora nei campi sfollati dove l’igiene e l’acqua potabile scarseggiano: dipendono interamente da chi distribuisce aiuti umanitari per l’accesso a fonti di acqua potabile. Le infrastrutture sono carenti ed è molto difficile fornire assistenza medica e acqua pulita a tutte queste persone».

La situazione nel nord del Paese rimane estremamente seria. Il personale che lavora nella regione è travolto dalle richieste di soccorso perchè ogni giorno arrivano nuovi pazienti a Cap Haitien, Port de Paix, Gonaives, e Gros Morne.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)il colera che ha colpito Haiti, per la prima volta da oltre un secolo, è destinato a restare nel Paese ancora per alcuni anni. L’Oms ha ribadito che un’indagine sull’origine dell’epidemia di colera «non è per ora prioritaria» e che gli sforzi si concentrano sulle attività per «controllare l’epidemia e fornire aiuti ed assistenza alle persone colpite. Ci saranno indagni, ma adesso non sono una priorità», ha detto una portavoce dell’Oms ai giornalisti.

Lunedì due uomini sono morti a Haiti colpiti da pallottole in seguito a scontri tra i caschi blu e manifestanti che protestavano

contro il contingente Onu, accusato di aver diffuso la malattia. Per l’Onu, tali attacchi sono «politicamente motivati», ha detto una portavoce riprendendo una dichiarazione della Minustah, la missione dell’Onu a Haiti.

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