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ChatGpt & Co. "perdono soldi": ecco qual è il problema di questa tecnologia

Anche se le big tech fanno a gara per lanciare sul mercato i propri chatbot e ChatGpt di intelligenza artificiale, non hanno il denaro sufficiente a coprire i costi di gestione e il pubblico non può usufruire delle versioni aggiornate

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Se ne parla tantissimo soprattutto in termini di "pericolo" per quello che è già in grado di fare ma gli altissimi costi dell'intelligenza artificiale spesso non "rientrano": è il caso dei chatbot, la base da cui poi si è sviluppata ChatGpt. Per intenderci, stiamo parlando di quei software che comunicano con gli utenti tramite una chat e sono utilizzati dalle compagnie aeree piuttosto che dagli operatori telefonici e numerose altre aziende grazie all'assistenza tecnica virtuale che sostituisce, per praticità, l'essere umano. La problematica, però, riguarda a 360 gradi tutto il nuovo mondo tecnologico dell'IA.

Perché non sono redditizi

Il problema nasce a monte: questi chatbot che funzionano grazie ad alcune regole predefinite e che possono limitarsi all'apprendimento automatico o, in alcune versioni, usare l'intelligenza artificiale per migliorare la qualità delle risposte agli utenti raramente vengono aggiornati con versioni nuove perché costano tanti soldi. "L'enorme costo di esecuzione dei modelli linguistici di grandi dimensioni ne limita la qualità e minaccia di rallentare il boom globale dell'IA che hanno innescato", spiegano alcuni esperti del settore al Washington Post. In pratica, l'enorme spesa e il problema dei chip per pc che scarseggiano sempre di più limitano le aziende che li gestiscono con pressioni anche su quelle più ricche del mondo per provare a ricavare più denaro possibile anche se, forse, i tempi non sono ancora maturi.

Qual è la verità

"I modelli implementati in questo momento, per quanto impressionanti possano sembrare, non sono davvero i migliori modelli disponibili", ha dichiarato al quotidiano americano Tom Goldstein, professore di informatica presso l'Università del Maryland. "Quindi, di conseguenza, i modelli che vediamo hanno molti punti deboli". Insomma, per quanto sbalorditiva sia l'IA, non è comunque il massimo di quello che potrebbe già essere al giorno d'oggi perché i costi per gestire e migliorare questo mondo sono molto elevati. Intanto il sistema parte, è in circolo, ma poi rischia infinite problematiche perché non aggiornato correttamente. È un po' come se il nostro smartphone, come accade di consueto, non avesse a disposizione i consueti aggiornamenti per eliminare bug e quant'altro.

I giganti della tecnologia che fanno a gara per l'intelligenza artificiale del futuro non si pongono il problema relativo al costo della tecnologia: OpenAI (creatore di ChatGPT), Microsoft e Google per adesso non hanno commentato ma gli esperti del settore fanno sapere che si tratta dell'ostacolo "più evidente alla visione di Big Tech dell'IA generativa che si fa strada in ogni settore, tagliando il numero di persone e aumentando l'efficienza". Molti non sanno, ad esempio, che l'ultima versione di ChatGpt, la quattro, possiede ancora un modello 3.5 più debole. "Il set di dati sottostante di ChatGpt è stato aggiornato l'ultima volta a settembre 2021, rendendolo inutile per la ricerca o la discussione di eventi recenti. E anche quelli che pagano 20 dollari al mese per GPT-4 possono inviare solo 25 messaggi ogni tre ore perché è così costoso da eseguire", afferma Goldstein.

Google, ad esempio, oltre a non avere un chatbot base nel proprio motore di ricerca, la versione di Bard rilasciata a marzo non è comunque la migliore disponibile sul mercato perché, secondo alcune stime, una singola chat con ChatGpt potrebbe costare anche mille volte di più della classica ricerca che si fa da anni su Google. Conviene, quindi? Assolutamente no. Sul tema si è mossa anche la Casa Bianca che ha sottolineato l"urgente bisogno" di progettare sistemi più sostenibili.

Se da un lato le aziende di IA provano sempre di più a progredire e conquistare il mercato, dall'altro si scontrano con la realtà delle perdite finanziare che accumulano giorno dopo giorno.

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