Il ventuno di questo mese a Milano, in corso Garibaldi al 70, si è inaugurato il primo show room italiano della «Herman Miller». Fa piacere questa notizia per diversi motivi. In primo luogo perché, pur presentando una firma di grandissimo prestigio, il negozio si colloca in una zona molto diversa dal triangolo classico Montenapoleone-Venezia-Durini, il che sta a significare anche che la zona chiamata «Porta Nuova», tutta in costruzione, richiamerà tante e tante aziende importanti e non solo dell'arredo. In secondo che il grande marchio americano, che ha lasciato una impronta incredibile nella storia del design, partendo da lontano nella sua azienda nel Michigan, mancava, con due firme quali quelle di George Nelson e Charles Eames, nel panorama dei grandi progettisti presenti sul mercato milanese.
In terzo luogo direi che tutto questo sta a dimostrare come il design di qualità, internazionale, ha ormai una sede fissa a Milano. La Herman Miller credo dica poco ai giovani non addetti ai lavori, ma si può affermare senza sbagliare che è stata una firma capace, negli anni Cinquanta, di rappresentare un grande punto di svolta per l'arredamento moderno.
Le sue collezioni hanno saputo rivoluzionare tutto il mondo dei contenitori, esaltando il legno e il metallo in egual misura, e hanno introdotto il concetto di modularità, quello di serialità, quello di componibilità, quello anche di avere dei mobili attrezzati per assolvere a più usi e contenere le cose più diverse.
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