High Tech, sfratto a un pezzo di storia

Il titolare: "Lasciamo spazio a una città fluttuante che sta perdendo identità"

High Tech, sfratto a un pezzo di storia
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"Ci conosciamo da un po', quindi ci teniamo a dirvelo per primi: dopo quasi quarant'anni, High-Tech riceve lo sfratto dai tortuosi locali che furono della fabbrica d'inchiostro del Corriere della Sera, in piazza XXV Aprile, per far posto a nuove speculazioni immobiliari, servizi per la popolazione fluttuante o nuovi locali per l'happy hour, o chissà": così dice addio uno degli storici negozi del centro, da decenni punto di riferimento degli appassionati di design declinato nel più puro spirito milanese. Entro la fine dell'anno High-Tech dovrà lasciare la sede di piazza XXV Aprile. Dopo un contenzioso sul canone d'affitto fra i titolari e il proprietario dello stabile ha infatti ricevuto l'avviso di sfratto. Sono a rischio una ventina di posti di lavoro.

"Globalizzazione, inflazione, attrattività dell'area poco c'entrano con questo processo: si tratta di business privati e trasformazione della città - scrivono i gestori sui social -. Ovvio, ci sono rabbia, delusione, malinconia: in Piazza XXV Aprile 12 lasciamo un pezzo di cuore e della nostra storia. Ma High-Tech non è solo il luogo che lo ospita, è un progetto che continua, cresce e si trasforma: dal 5 agosto, Cargo&High-Tech si potrà trovare in via Meucci 50, nella nuova sede di Cargo. Più bella, più sostenibile".

Ancora: "High-Tech ha visto nascita, crescita e trasformazione di un'area di Milano simbolica negli anni in modi e per motivi diversi: vecchia Milano di botteghe e bottegai prima, cuore pulsante della nuova Milano poi, con un intermezzo di Milano da bere che poco fa onore alla città e alla zona. Un'area di Milano che ha visto un aumento dei canoni d'affitto del 60-80% negli ultimi 10 anni, la scomparsa delle botteghe a favore di locali destinati alla ristorazione che spesso durano il tempo di uno Spritz e compagnie internazionali. E questo vale per High-Tech, certo, ma anche per chi Milano vorrebbe viverla, e si trova invece a doversi spostare altrove, sempre un po' più in là. L'impressione è che Milano stia perdendo identità e comunità, a favore di una popolazione fluttuante che si ferma in superficie, che non costruisce e che, forse, domani andrà a fluttuare altrove, lasciando una città fighissima ma ormai fantasma. O magari no, e il futuro sarà luminoso e performante (per molti ma non per tutti però). Mentre Sindaco, giunta e governo sono alle prese con Salva Milano e faccende simili, però, la città si svuota di abitanti e servizi che, ricordiamolo, sono quello che la fanno, una città".

Infine una speranza: "Non è detta l'ultima parola: vi aspettiamo, fiduciosi che Milano si salverà da sola e noi con lei, grazie alle sue istituzioni scientifiche e culturali, all'impegno di chi ci vive e ci lavora, alla sua capacità di scovare la bellezza dove è più nascosta".

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