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«Ho giocato con Pasolini all’ala»

da Roma

Fabio in regia, Pier Paolo all'ala. E poi, al fischio finale, tutti attorno a un tavolo per un buon bicchier di vino. Non è il racconto di una partita normale, ma il romanzo di una vita. Anzi due, quella di Fabio Capello e di Pier Paolo Pasolini, così diversi e così vicini. «Lo conoscevo, era un amico, giocavamo a pallone insieme e ci ritrovavamo a Grado: che nostalgia», dice l'allenatore della Juve parlando del poeta e scrittore friulano, di cui ricorre il trentennale della morte. Domani a Roma si giocherà «la partita di Pier Paolo», quadrangolare di calcio sul campo della Cisco Roma, a San Basilio, il quartiere dei ragazzi di vita pasoliniani. Tra una partita e l'altra saranno letti brevi brani dedicati da Pasolini al calcio. E ci si ricorderà con nostalgia di quelle serata di calcio con l'amico Capello.
«Conoscevo Pasolini per gli articoli che scriveva sul Corriere della Sera», le parole dell'ex centrocampista della Juve e della nazionale, che con Pasolini condivideva la terra d'origine, il Friuli, e in misure diverse passione per il calcio e amore per la cultura. Erano gli «scritti corsari», un po’ come i colpi calcistici del campione Capello, che Pasolini esaltava in un'intervista al Guerin Sportivo del '75: «Questa velocità ha creato un nuovo, grande giocatore: Capello. Quando, secondo il mito del gioco all'italiana, Meazza-Rivera, Capello andava al trotto o al piccolo trotto, era un buon giocatore e basta. Adesso che è costretto a correre, e anche tanto, è diventato appunto un grande».
Ma sono altre le parole dell'amico che Capello ricorda. «Ho avuto la fortuna di trovarmi con lui diverse volte a Grado - racconta -. Una persona piacevole, mite, quasi timida. Quando parlava traspariva la sua grande cultura, il suo grande interesse per ogni cosa. Gli piaceva molto discutere di argomenti calcistici. E aveva una buona conoscenza e competenza del nostro mondo. Come giocatore, visto il fisico, non poteva che stare all’ala. Buon dribbling, buona tecnica, buona velocità. Poco tiro. Dopo le partite, delle bellissime cene tutti assieme, chiacchiere del più e del meno fra un piatto di pesce ed un bicchiere di vino bianco del Collio. Che nostalgia! Ciao Pierpaolo.

Con affetto».

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