La scoperta è avvenuta per caso, lo scorso autunno. Con in mano la cartina del quartiere per tentare di ricostruire la mappa archeologica della zona Aldo Bartoli, medico in pensione ed appassionato di ricerche storiche, ha riconosciuto, seminascosto tra piante e attrezzi agricoli, un reperto archeologico risalente addirittura all'epoca romana.
Un sarcofago, privo di coperchio ma ancora in buone condizioni, era sistemato nel bel mezzo di una cascina e trasformato dagli ignari affittuari in una comoda fioriera.
Un tempo ultima dimora di qualche dignitario romano, il sarcofago, fortuitamente venuto alla luce in epoche passate, si è prestato nel corso degli anni ai più svariati utilizzi: abbeveratoio per animali, contenitore per attrezzi agricoli, fino ad assumere, ai giorni nostri, la più nobile funzione di vaso per fiori. «Appena lho visto è stata una folgorazione - spiega Bartoli -, ho capito subito che si trattava di un reperto archeologico e ho informato immediatamente la Sovrintendenza alle antichità lombarde».
Gli esperti di archeologia della Sovrintendenza giunti sul posto, una cascina in via Pantaleoni nel quartiere Bruzzano, hanno accertato lautenticità del reperto: il sarcofago è di epoca romana e risale al IV secolo dopo Cristo.
Una scoperta importante che ha risvegliato linteresse di molti e movimentato la vita degli abitanti della cascina. «Adesso quasi ogni giorno - afferma Mario Fornari - arriva qualche curioso a dare un'occhiata al sarcofago».
La recente scoperta del reperto non è però una novità per i residenti della zona. Sparsi lungo le strade del quartiere si possono contare, infatti, numerosi altri reperti: vari coperchi di sarcofagi - uno dei quali esposto in piazza Alcioto a Bruzzano - e un altro sarcofago sistemato all'interno di un tempietto nel cortile di un condominio di recente costruzione.
«La zona di Affori, Dergano e Bruzzano è ricca di reperti archeologici - spiega Bartoli -, basti pensare che alla fine dell'800 un residente scoprì, tra la terra smossa dei suoi possedimenti, una tomba romana importantissima, allinterno della quale erano conservati oggetti di valore e che oggi è custodita nel museo archeologico di Varese. Questo quartiere può dirsi un vero e proprio sito di interesse archeologico».
Nonostante lidentificazione ufficiale da parte della Sovrintendenza, però, il reperto non è stato risistemato e ancora oggi rimane allinterno della cascina a svolgere la sua funzione di fioriera: «In questi giorni la sovrintendenza - continua Bartoli - provvederà a informare la proprietà della cascina del ritrovamento perché possa garantire al sarcofago una più degna collocazione».
Soprattutto perché in estate, così come la proprietà ha comunicato agli affittuari, la cascina, ex convento di fine Ottocento, verrà demolita. Al suo posto sorgeranno nuovi appartamenti.
Ma la Sovrintendenza già mette le mani avanti: «Se dovessero essere eseguiti degli scavi - afferma Mori Ceresa, direttrice della Sovrintendenza ai beni archeologici della Lombardia - qualcuno dei nostri esperti dovrà essere presente durante i lavori. Per i reperti già venuti alla luce, purtroppo, noi non possiamo esigerne la tutela, ma per i reperti scoperti sotto terra durante gli scavi la proprietà diventa dello Stato».
Intanto Aldo Bartoli ha ripreso il suo giro a caccia di nuovi reperti in vista della pubblicazione del suo prossimo libro e in Consiglio di zona 9 a breve sarà indetta anche una conferenza stampa: «Daremo comunicazione dei ritrovamenti - informa Enrico Begor, presidente della commissione Cultura - per sensibilizzare l'opinione pubblica e favorire la tutela del nostro patrimonio archeologico».
Sperando che, anche questa volta, il cemento non spazzi via, con un colpo di spugna, la storia che ha attraversato per secoli il capoluogo meneghino.
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