«Ho vissuto proprio come volevo Me ne vado anziano e felice»

«Ma che iella. Sandra m’ha battuto». Forse, Raimondo, liquiderebbe così, con poche parole ironiche, il suo addio a questo mondo. E, allora, via musi lunghi, parole commosse, tristi commemorazioni. Per la scomparsa di uno come lui, che ha passato la vita a dribblare leggero le brutture e banalità dell’esistenza, bisogna festeggiare. Il miglior omaggio è il sorriso. Ce lo ha ricordato, subito, ieri mattina, appena saputa la notizia della morte, uno dei suoi eredi, uno dei personaggi televisivi che in qualche modo - soprattutto nel dono della battuta pronta - più gli si avvicinava. Cioè Paolo Bonolis, maestro di freddure e conduttore che fa dell’ironia uno stato di vita tanto da osare proporre ai telespettatori un programma intitolato Il senso della vita. Dunque Bonolis, ieri a Mattino Cinque ha rotto il muro dei soliti ricordi un po’ retorici, arrivati a valanga sulle agenzie di stampa, in televisione, e sui siti Internet, per dire una cosa forse irriverente, ma sincera. In sostanza: Vianello è morto a 88 anni, non c’è da rimanere sorpresi, è un fatto del tutto naturale a quell’età, si deve solo esser contenti che abbia vissuto un’esistenza piena e felice». Difficile dargli torto. Riserviamo le lacrime alla moglie che soffrirà per la sua mancanza.
«Raimondo - ha continuato Bonolis - è una persona che ha vissuto la vita che voleva, una vita piacevolissima fatta del suo umorismo sottile, elegante, inglese, cinico, spietato. Si è divertito. Ha sposato una donna, Sandra, che ha molto amato: insieme hanno formato una coppia eccellente ed è stato amato da tutte le persone che lo hanno incrociato. Credo che sia morto felice e quindi sono contento per lui. Credo che la morte non lo abbia colto impreparato, anzi forse si sta facendo quattro risate insieme a lui».
Lo showman aggiunge considerazioni che il collega più anziano avrebbe riassunto in una battuta sferzante. «Io sinceramente credo che una vita vissuta così sia chiusa da una morte felice nel senso che la morte è una parte essenziale della nostra esistenza, noi ci preoccupiamo sempre di morire e non ci preoccupiamo invece di vivere bene. Guardiamola con allegria questa cosa, la morte, altrimenti si vive tutto con un’ansia pazzesca, è morta una persona felice, una persona che ha saputo dare felicità. Ed è morta peraltro anziana, una morte naturale, una morte bella, che va presa con la felicità di quello che ha vissuto, non del fatto che oggi non ci sia più». Una visione di Raimondo e della sua vita condivisa anche dal parroco della Chiesa di Milano 2, dove Vianello abitava con la moglie, che ha visto l’attore pochi giorni prima di morire. «Non aveva paura della morte, la sentiva ormai vicina - confida don Walter Magni - ma non la temeva. Si è spento senza crucci, mi ha detto che era contento della vita che ha avuto. Un uomo estremamente realista». Il parroco ricorda le ultime battute, ironiche pure in punto di morte. «È stato Raimondo a chiamarmi a casa. Veniva poco in Chiesa, anche se so che aveva una sua fede. Era Pasqua e probabilmente sentiva di essere vicino alla fine dei suoi giorni. Gli ho chiesto se volesse confessarsi. A quel punto gli ho somministrato l’estrema unzione. Anche in quell’occasione Vianello non ha rinunciato all’ironia. Mi ha sussurrato: Ma come? Avevo la chiesa a due passi da casa e non me ne sono mai accorto?».
C’è spazio, comunque, per raccontare chi è stato Vianello per la televisione italiana. «È stato un esempio di grande professionalità - ha detto ancora Bonolis - di grande attenzione e di garbato distacco dalle banalità dell’esistenza, di capacità di lettura del circostante con graffiante attenzione. Io credo che lui abbia vissuto molto bene, anche se alla fine si è ammalato e questo lo ha frenato rispetto a quelli che potevano essere i suoi intendimenti, ma questa è la logica perversa dell’esistenza, la logica della vecchiaia». Infine, per forza di cose, una domanda sui suoi eredi televisivi. In effetti di difficile individuazione, visto che non è semplice ritrovare in un singolo personaggio l’eleganza, la sagacia, l’ironia sferzante e la mancanza di volgarità che albergavano in Raimondo. Ma tra cui si trova certamente Bonolis.

«Lo ritenevo come uno dei miei maestri - conclude lui - una delle persone che ha sicuramente ispirato parte del mio comportamento, senza dubbio. Lui aveva questa sorta di comicità slow e molto inglese che mi ha sempre affascinato». Forse le lacrime vanno versate su una Tv che non sforna più un personaggio come lui.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica