Hollande vicino alla meta, ma Aubry non molla

Per il «dialogante» François Hollande e la «pasionaria» Martine Aubry, che nel ballottaggio delle primarie del Partito socialista si giocano la possibilità di conquistare l’Eliseo, è il giorno della verità. Dopo una settimana che ha visto il deputato di Correze in vantaggio sul sindaco di Lille nonché leader del partito, i candidati si sono presi una tregua. Lui a Voutezac a una competizione sportiva di ragazzi, lei davanti alla tv per la semifinale mondiale di rugby Francia-Galles che ha visto fortunosamente vittoriosi i «bleu». «Le primarie - ha detto la Aubry - sono come le partite di rugby. I giocatori si massacrano in campo e poi nel terzo tempo festeggiano insieme. Noi faremo la stessa cosa a partire da lunedì».
Nei giorni scorsi l’ex segretario ha ottenuto l’appoggio della sua ex compagna Segolene Royal, che alle ultime presidenziali era stata sconfitta al ballottaggio da Nicolas Sarkozy ma che al primo turno delle primarie socialiste aveva ottenuto solo il 7% dei voti. Poi l’appoggio di altri due candidati, Manuel Valls e Jean-Michel Baylet, considerati la «destra» del partito, e il sostegno di Arnaud Montebourg, il sostenitore della deglobalizzazione, che al primo turno aveva ottenuto a sorpresa il 17%delle prefenze. I numeri, però,non intimidiscono la Aubry che ha battuto fino all’ultimo sugli argomenti «di sinistra» rinfacciando all’avversario di essere il manifesto di una sinistra «soft» che lei ora respinge con forza.
Lei 61 anni, lui 57, i due militano nella stessa corrente riformista e filo-europeadel Ps, e hanno avuto gli stessi mentori: Jacques Delors, l’ex presidente della Commissione europea, di cui Martine Aubry è figlia, e l’ex premier Lionel Jospin. Tuttavia, divergono in modo netto sotto il profilo caratteriale: lui affabile, lei rude; lei ostenta le sue convinzioni, lui cerca consenso; lui ricorre all’umorismo, lei solo in privato. Hollande ritiene Aubry cattiva, lei giudica lui senza spessore.
Oggi il voto finale.

Poi il Partito socialista dovrà guidare la sinistra francese contro il nemico naturale: il gaullista Sarkozy, l’inquilino dell’Eliseo dal quale la gauche è fuori dal 1995, da quando finì il secondo mandato di Mitterrand.

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