Roma La parola d’ordine resta mettere il turbo al governo. Non che nei primi 14 mesi sia stato diesel, anzi. Ma l’obiettivo del premier sarebbe dare una marcia in più all’azione dell’esecutivo. In un primo momento si era parlato di Coppito come luogo per «registrare» la macchina e accelerare con la cosiddetta fase due. Poi la decisione di rimandare il summit a data da destinarsi, probabilmente dopo l’estate. Un vertice in cui i ministri dovrebbero mettere a punto calendario e ruolino di marcia per i prossimi obiettivi.
In ogni caso all’orizzonte s’intravedono già i traguardi da raggiungere: la riforma della giustizia (già impostata); il rilancio del Meridione; le grandi opere; le pensioni (tema spinoso su cui cercare il dialogo con l’opposizione); il turismo, il rilancio dell’economia e la prosecuzione del grande disegno federalista con l’approvazione dei decreti attuativi e del codice delle autonomie. E quella sarà pure l’occasione per fare il punto su quanto realizzato finora. Su questo fronte gira già un documento di pugno del premier in cui sono sintetizzati i 41 obiettivi centrati dal governo nei primi 420 giorni di attività. Periodo spinoso se si considerano almeno due gravi emergenze che hanno vincolato l’azione di Palazzo Chigi: la più grande crisi economico-finanziaria del secolo e il devastante terremoto che ha trafitto l’Abruzzo. Sullo sfondo, la campagna anti premier per appannarne l’immagine con la comparsa della strategia del ballatoio.
Tutto è cominciato con quell’annuncio di Berlusconi in tv, in chiusura di campagna elettorale: «Avete capito bene, aboliremo l’Ici». Era il 2006, vinse per un pelo Prodi che però rimase attaccato alla poltrona fino al 2008. Poi arrivò la riscossa del centrodestra e la tassa sulla prima casa venne cancellata come promesso. Misura coraggiosa, alla luce dello stato dei bilanci pubblici, da tenere sempre sotto osservazione. È arrivato così il successo della finanziaria triennale, con i conti monitorati fino al 2011 e la fine della prassi del cosiddetto «assalto alla diligenza». Mentre scoppiava la crisi economico-finanziaria peggiore di quella del 1929, il governo ha varato il decreto salva-banche per garantire il flusso di finanziamento all’economia reale: vittoria inanellata mentre si giocava la difficile partita su Alitalia. L’estenuante trattativa è finita con l’intervento della cordata della Cai e il salvataggio in mano italiana della disastrata compagnia di bandiera. Forse l’apice del consenso, tuttavia, lo si è registrato con l’impegno, mantenuto, di cancellare l’onta dello scandalo rifiuti. Tonnellate di immondizia che soffocavano Napoli e la Campania sono state tolte di mezzo col pugno di ferro. Un «miracolo» che ha strappato l’applauso anche a sinistra. A benedire il trionfo della maggioranza, i successi elettorali a ripetizione: prima in Sicilia, poi in Abruzzo, quindi in Sardegna. Il tutto mentre la grande rivoluzione del centrodestra portava alla definitiva fusione di An e Fi nel Popolo della libertà. Sempre l’economia in primo piano e sempre le esigenze dettate dalle scarse risorse nel salvadanaio. Eppure si è riusciti pure a trovare soldi per gli ammortizzatori sociali da destinare ai lavoratori in difficoltà.
In aprile un’altra grana con cui fare i conti. Il terremoto ha pugnalato l’Abruzzo e per mesi la priorità è stata la gestione dell’emergenza all’Aquila e dintorni. Mondiale il plauso per la tempestività e l’entità degli interventi messi in campo da governo e Protezione civile. Ma anche nell’ordinaria amministrazione il governo marciava verso risultati straordinari. Su tutti: riforma del processo civile per contrastare la giustizia lumaca; federalismo fiscale che comporterà maggiore responsabilità di spesa per gli enti locali; riforme di scuola e università che abbattono baronie e introducono meritocrazia nel settore.
Svolte chieste a Berlusconi col voto, 14 mesi fa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.