I «big» della racchetta otto giorni in campo ricordando l’ingegnere

di Ferruccio Repetti

Genova e il mondo: è questo l’ambito - locale e globale insieme - in cui si muoveva Giorgio Messina, ingegnere, imprenditore illuminato, vicepresidente della Compagnia armatoriale Ignazio Messina, ed anche appassionato e capace tennista «a tutto campo», tanto da distinguersi (lui che pure era la discrezione fatta persona) sia come giocatore e dirigente, sia come instancabile promotore e organizzatore di eventi sportivi. Per questo è parso a tutti più che naturale intitolargli, due anni fa, a pochi mesi dalla prematura scomparsa, l’Aon Open Challenger, torneo professionistico maschile di tennis che tocca felicemente l’ottava edizione - a Valletta Cambiaso, da domani a domenica 12 - ed è ormai diventato un appuntamento genovesissimo e contemporaneamente internazionale. Così come sarebbe piaciuto all’ingegnere. Un appuntamento di prestigio, insomma, che ogni anno si arricchisce di montepremi, che ora tocca i 100mila dollari, di partecipazione del pubblico e di attenzione dei «media», e infine di contenuti tecnici: basti pensare alla presenza in campo di un pezzo da novanta come Ivan Ljubicic, croato, già numero 3 della classifica mondiale Atp, nonché di otto fra i primi cento atleti della stessa graduatoria.
Ma la vocazione, chiamiamola così, del torneo e dei suoi protagonisti sul piano organizzativo - «una vera e propria azienda» l’ha definita ieri Stefano Messina, nipote di Giorgio, nel presentare l’attuale edizione al Tennis Club Genova 1893 degli Orti Sauli - non vuole limitarsi al puro fatto tecnico-sportivo, comunque in continua crescita anno dopo anno. Ispirandosi in qualche modo a colui al quale è dedicato l’Aon Open Challenger, la manifestazione punta sempre di più a radicarsi a Genova, a esprimere una «genovesità» convinta e particolarmente intensa, ma contemporaneamente ad aprirsi al mondo: non solo e non tanto per la presenza di big della racchetta di grande levatura, che pure ci sono, eccome, ma soprattutto per come sa richiamare interesse di praticanti, tifosi, la maggior parte anche giovani e giovanissimi, accanto alla partecipazione, altrettanto convinta e intensa, di aziende, enti, istituzioni. Ne sottolineano l’importanza lo stesso Stefano Messina, secondo cui il torneo è il risultato del lavoro comune di tante componenti imprenditoriali e sportive - «una sinergia vincente fra mondi diversi» -, e Carlo Clavarino, neo Cavaliere, al vertice della Aon, colosso delle assicurazioni, che ha «sposato» l’Open Challenger, ha contribuito a farlo crescere, ma l’ha voluto mantenere qui nella convinzione che la città, sede del torneo, non sia un «minus» di cui accontentarsi.


Genova e il mondo, dunque, sempre di più nel futuro, nelle prossime edizioni locali e internazionali, a dare ascolto alle parole, alle promesse, di Clavarino, di Stefano Messina, e degli altri componenti della «squadra»: Mauro Iguera, presidente del Comitato organizzatore, Rodolfo Lercari, Roberto Figura, Leonardo Caperchi, il presidente del Coni Ottonello, cui si sono uniti i rappresentanti istituzionali e la fitta serie di sponsor che proiettano l’Aon Open Challenger-Memorial Giorgio Messina da Genova al resto del mondo. Con la stessa coerenza e lungimiranza di «quell’ingegnere».

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