
"Transitum", progetto espositivo diffuso dell'artista Fabrizio Cotognini che si estende fino a settembre in tre sedi milanesi, trova nel Museo Bagatti Valsecchi un approdo suggestivo e toccante, capace di far dialogare l'arte contemporanea con la ricchezza neorinascimentale della dimora di via Gesù. Dopo le tappe alla Building Gallery (dove è in mostra fino al 19 luglio) e alla Galleria Moshe Tabibnia (qui invece la mostra è allestita fino al 5 luglio), al Bagatti Valsecchi ha appena aperto una mostra in cui il percorso acquista un'intensità nuova, sospesa tra memoria e slancio verso il futuro.
Curata da Marina Dacci, l'esposizione porta dentro alle sale del museo 13 opere, tra le quali spiccano 12 microfusioni in bronzo della serie "Hybridatio Mundi", realizzate in questi ultimi due anni che raffigurano piccoli uccelli. Realizzate con perizia tecnica sopraffina, queste sculture in miniatura si insinuano fra mobili, arredi e strumenti rinascimentali, generando un dialogo silenzioso ma potente, una sorta di piccolo stormo migrante che fa del museo una grande Wunderkammer vivente. L'allestimento è parte sostanziale di questa mostra così poetica: le opere di Cotognini sembrano aver trovato davvero "il nido" negli ambienti del Bagatti Valsecchi, in particolare nella Sala da Pranzo e nella Galleria delle Armi. Gli uccelli d'artista hanno qui un habitat perfetto e sorprendente, grazie a una sapiente regia espositiva che induce il visitatore a scovare le animali presenze "in transito" e a lasciarsi suggestionare da esse. Al centro dell'allestimento, sia in senso fisico che concettuale, c'è la Biblioteca del museo: su un tavolo in legno del XV secolo è posto il libro d'artista "How to Explain to Birds that the Sun Belongs to Everyone" (2020). Questo oggetto-poesia, che unisce immagini e annotazioni scritte, si configura come un vero e proprio punto di passaggio (da cui il "Transito" del titolo) tra pensiero e sentimento: svaniscono i confini tra spazio storico e spazio contemporaneo, così come tra l'uomo e la natura. Gli uccelli, spiega la curatrice Marina Dacci, evocano libertà del pensiero e trasformazione: sono un collegamento tra cielo e terra, sono messaggeri tra dimensioni diverse e alchemici agenti di sublimazione. Con le sue collezioni raffinate e il suo arredo fortemente connotato, il Museo Bagatti Valsecchi non funge quindi da contenitore neutro: tra pareti decorate, stucchi, strumenti di scienza antica e mobili d'arte applicata, i bronzi di Cotognini introducono un elemento di lieve straniamento, un bisbiglio poetico che solleva domande sul tempo, l'identità e la metamorfosi. Con delicatezza, Cotognini ci spinge a considerare l'inaspettato nella bellezza: fino al 14 settembre questo dialogo resta aperto, quasi un invito a volare con il pensiero.
E per chi vuole completare il percorso, la prima tappa poco distante sempre nel Quadrilatero è da Building Gallery in via Monte di Pietà con una novantina di opere tra incisioni su carte antiche, sculture
e disegni legati ai temi alchemici e mitologici, cui si aggiunge una tappa simbolica alla Galleria Moshe Tabibnia, dove le opere di Cotognini sono in dialogo con la collezione tessile sul tema dell'iconografia del cigno.