Con i carcerati sulle note di De André

Anche Sergio Cusani tra i 150 che hanno ascoltato i Trasgressione

Marco Guidi

Quattro ore di forti emozioni a San Vittore. Le note di Fabrizio De André hanno rotto la monotonia della detenzione in occasione della notte bianca. Merito del gruppo della Trasgressione, che con la collaborazione del comune e della direzione del carcere hanno messo in scena «La fecondità dell’imperfezione». Spettacolo di musica e poesia all’interno delle mura della casa circondariale.
Le porte del penitenziario si sono aperte anche al pubblico, circa 150 persone. Parenti, amici, ma non solo. Massimiliano, studente di Giurisprudenza alla Bicocca, spiega così la sua scelta di assistere alla manifestazione: «Sono venuto a conoscenza dell’evento quasi per caso, in università, attirato più dal nome di De André che da altro. Poi, quando ho saputo che a esibirsi erano i carcerati, ho deciso di venire». Come Massimiliano molti altri, soprattutto giovani. In platea anche qualche ex detenuto vicino al gruppo, come Sergio Cusani e Romeo Martella. «Torno a mettere piede qui dopo cinque anni - racconta Martella - ma grazie a quello che ho imparato nel gruppo della Trasgressione so che non ricadrò negli sbagli del passato».
Nelle prime file diverse autorità. Il neo assessore allo Sport e Tempo libero, Giovanni Terzi, ha raggiunto il penitenziario in bicicletta, per dare un esempio ai cittadini. «Quest’iniziativa conferma che San Vittore è un modello d’eccellenza - osserva Terzi - Il recupero dei detenuti è un dovere e questi progetti svolgono un lavoro straordinario in questo senso. Perché aiutano a capire che l’importante non è uscire di galera, ma superare le paure una volta che si è fuori, relazionandosi con gli altri».
«Giornate così servono per creare un ponte tra chi vive in carcere e chi sta fuori», evidenzia Angelo Aparo, responsabile del progetto. Il gruppo della Trasgressione è nato nel 1997 all’interno di San Vittore. Da allora vede impegnati docenti, studenti, volontari e detenuti. Organizza incontri, dibattiti, concerti. «Il nostro obiettivo è quello di fare integrazione all’interno del penitenziario, usando come tramite l’impegno culturale», spiega Aparo.
I risultati del lavoro del gruppo si vedono, eccome. Oltre all’interpretazione di brani di De André, alcuni carcerati hanno letto versi elaborati nel corso della propria detenzione. «Parole toccanti e non scelte a caso», ha sottolineato l’assessore Terzi, commosso da alcune rime che parlano di errori, colpe e voglia di ricominciare.

Occhi lucidi soprattutto fra i detenuti. Chi piange per l’emozione di ricevere applausi dopo anni di privazioni, chi per l’ abbraccio di un figlio che non vede da tanto tempo. Imperfetti, e per questo umani. Proprio come cantava De André.

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